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Profughi dalla Siria: frontiere aperte dalla Turchia

La Siria resta un campo di battaglia tra attivisti e manifestanti, contro il regime di Bashar al Assad. Le continue manifestazioni che si stanno svolgendo da più di due mesi in Siria, stanno mietendo vittime infinite. In Turchia si stanno riversando profughi siriani, in questo momento, provenienti per la maggior parte dalla città di Jisr […]


da www.direttanews.it

La Siria resta un campo di battaglia tra attivisti e manifestanti, contro il regime di Bashar al Assad. Le continue manifestazioni che si stanno svolgendo da più di due mesi in Siria, stanno mietendo vittime infinite. In Turchia si stanno riversando profughi siriani, in questo momento, provenienti per la maggior parte dalla città di Jisr ash Shughur. Molti sono feriti e chi scappa lo fa per la repressione delle forze dell’ordine sulla città che è stata centro di forti manifestazioni nei giorni scorsi. A differenza delle altre nazioni confinanti, quali Libano e Giordania, la Turchia ha affermato che non chiuderà le frontiere e che accoglierà i profughi che cercheranno scampo dagli orrori della  dura repressione siriana.

Le città vengono assediate e distrutte, dichiarano i profughi che sono riusciti a raggiungere il Libano. Non si chiariscono i dubbi su due notizie che ormai sembrano gialli: la scomparsa della blogger siriana Amina Abdallah che per alcuni non è mai esistita e la notizia delle dimissioni da parte dell’ambasciatore siriano in Francia, resa nota dalla tv France24, ma che è stata smentita dallo stesso ambasciatore.

Ma i media governativi continuano a mascherare la situazione attuale riferendo che nella città di Jisr ash Shughur, è in atto un’operazione anti terroristica, contro organizzazioni armate ritenute responsabili della morte di 120 agenti delle forze di sicurezza.

Questa versione ha trovato forte contestazione da parte degli attivisti i quali affermano che sono solo la giustificazione delle forze governative per mascherare la punizione che queste stanno effettuando in città e che sono state eseguite anche in altre città ribelli, quali Daraa, Banias, Homs eTall Kalakn, tutti luoghi simbolo della protesta siriana, che hanno visto repressione e violenza sui manifestanti.

Intanto al palazzo di Vetro si sta preparando una nuova risoluzione, appoggiata dalla Gran Bretagna e dalla Francia, che devono contestare i continui veti da parte di Mosca e Pechino. Parigi e Londra sperano di raccogliere 11 voti su 15, per una risoluzione che vieta la vendita di armi in Siria, ma che non impone misure più dure come potrebbe essere l’embargo. Anche la UE dovrebbe intervenire con altre sanzioni più dure, che dovrebbero colpire società commerciali siriane, minando il sistema politico ed economico, sperando in una presa di posizione di Assad nella scelta di cedere alle richieste degli insorti.

Teresa Corrado



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