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Siria spari contro i manifestanti, sono 18 i morti

Ventitreesimo venerdì di protesta in Siria. Incuranti delle repressioni del Governo, i manifestanti continuano le loro proteste che nell’ennesimo venerdì di pretesta, si estendono anche alla capitale Damasco, anche se solo in periferia. Impauriti dalla fermezza dei manifestanti, i vertici del Governo siriano, capeggiati da Bashar al Assad, continuano ad usare il pugno duro contro […]


Ventitreesimo venerdì di protesta in Siria. Incuranti delle repressioni del Governo, i manifestanti continuano le loro proteste che nell’ennesimo venerdì di pretesta, si estendono anche alla capitale Damasco, anche se solo in periferia. Impauriti dalla fermezza dei manifestanti, i vertici del Governo siriano, capeggiati da Bashar al Assad, continuano ad usare il pugno duro contro le persone che scendono per le strade in segno di protesta. Nella sola giornata di ieri si contano 18 attivisti morti, in più zone del paese.

Il governo di damasco continua ad essere sordo verso le richieste della Ue, dei paesi Arabi, dell’Onu e dei suoi ex alleati che chiedono la fine della dura repressione attuata da Assad contro chi chiede le riforme e maggiore libertà.

Ieri sera è intervenuto anche il Segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha esortato i partner siriani a boicottare il paese, prendendo le distanze dal governo di Assad che continua ad ignorare le richieste della comunità internazionale, di porre fine alla repressione.

I Comitati di coordinamento hanno denunciato le uccisioni dei manifestanti, avvenute in diverse parti del paese, in città che continuano ad essere assediate dai carri armati delle milizie di governo da giorni o da settimane, ma dove, comunque la popolazione continua scendere in piazza per continuare la protesta.

L’agenzia nazionale Sana, intanto, ha annunciato la morte di due poliziotti a Duma, colpiti da quelli che il governo di Assad chiama terroristi, miliziani armati che fomentano la rivolta.

Continuano anche gli arresti di attivisti siriani, tra cui Abdel Karim Rihawi, presidente della Lega siriana per i diritti umani, arrestato due giorni fa a Damasco e la cui scarcerazione è stata chiesta già da molti ministeri degli esteri, tra cui la Farnesina. Intanto stamane carri armati sono entrati nella città portuale di Latakia, maggior porto sul Mediterraneo e città da cui proviene la famiglia di Assad, a riferirlo attivisti anti regime che hanno comunicato con la tv Al Jazira.

Un braccio di ferro lungo e duro quello che contrappone il governo siriano ai manifestanti e alla comunità internazionale che continua a chiedere la fine della dura repressione attuata da Assad, in contrapposizione ai suoi interventi attraverso i quali dichiara che nuove leggi di apertura sono state già approvate dal governo, ma i loro effetti non sono per nulla visibili.

Teresa Corrado



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