Economia

Manovra 2020, pensioni ultime notizie: quota 100 resta ma non funziona

Le pensioni quota 100 continuano a dividere. Ecco alcuni rapporti tecnici che dimostrano la scarsa sostenibilità della misura

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La Manovra 2020 di fatto non prevede una riforma delle pensioni e quota 100 rimane invariata. Ma la misura funziona? E’ sostenibile? Da alcuni dati emergono diverse criticità su quota 100, fortemente voluta da Matteo Salvini e appoggiata al 100% anche dal Movimento 5 Stelle nel precedente Governo. Come sappiamo, il cambiamento di maggioranza che vede M5S e Pd al Governo ha cambiato le carte in tavola. In particolar modo la quota 100 non è ben vista dai renziani di Italia Viva, che ritengono tale misura non equa e inoltre anche dispendiosa, destinata a una cerchia ristretta di lavoratori. Scopriamo quindi perché quota 100 non è sostenibile e quali sono le ultime notizie.

Pensioni quota 100 ultime notizie, la misura non è sostenibile?

Il pensionamento anticipato a 62 anni di età con 38 anni di contributi versati non è stato toccato nella Manovra 2020. La misura rimane fino al termine della sperimentazione, stabilito per il 31 dicembre 2021. Eppure però se ne continua a parlare e quota 100 sembra fare acqua da tutte le parti.

Un report dell’Istituto di ricerca Itinerari previdenziali mostra dati interessanti riguardo le pensioni nel nostro Paese. Emerge un rafforzamento del parametro tra lavoratori attivi e pensionati. Il valore è pari a 1,435 ed è il migliore negli ultimi 20 anni. La situazione però si complica andando a considerare quota 100. Ciò che va valutato è l’impatto sul rapporto tra lavoratori attivi e pensionati a seguito di tale misura e anche il numero complessivo di coloro che lasciano il lavoro.

Ma non finisce qui, perché a parlare delle pensioni è anche il Fondo Monetario Internazionale, con un dossier riguardante l’invecchiamento dei cittadini italiani e la tenuta del sistema pensionistico. Questo report ha fatto emergere chiaramente il fatto che sarebbe necessario far rimanere i lavoratori nel mondo del lavoro il più a lungo possibile, piuttosto che mandarli in pensione prima. La relazione rende noto il problema dell’invecchiamento della popolazione in Italia. La spesa pubblica è infatti destinata a crescere del 2% di Pil entro l’anno 2050. Per questo si rende necessario far sì che i lavoratori siano propensi a lavorare più a lungo, piuttosto che meno anni.

Il Governo però, almeno per il momento, sembra avere tutt’altre intenzioni. Si parla di un confronto con le parti sociali per valutare la flessibilità in uscita al termine di quota 100, per evitare lo scalone di 5 anni a cui andrebbero incontro gli “esclusi” che raggiungono i requisiti nel 2022. Insomma, ciò che è sicuro è che tale misura continua a dividere tecnici e Governo. Cosa succederà?



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