Economia

Pensioni ultime notizie opzione donna: tagli del 30% all’assegno, conviene davvero?

L'opzione donna è una via d'uscita per le lavoratrici nel 2020. Scopriamo se conviene lasciare il lavoro in anticipo

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Pensioni ultime notizie opzione donna: i tagli all’assegno arrivano anche al 30%, conviene davvero questa misura? L’opzione donna è una misura dedicata alle lavoratrici per consentire loro di avere una via di uscita anticipata. E’ al momento l’unica soluzione pensata proprio per le persone di sesso femminile, penalizzate da quasi tutte le altre possibilità. Con l’opzione donna è possibile lasciare il lavoro a 58 anni per le dipendenti e a 59 anni per le autonome, con il versamento di 35 anni di contributi. Per il 2020, i requisiti devono essere stati raggiunti entro il 31 dicembre 2019. In realtà però l’assegno calcolato subisce una sorta di tagli, dovuti al calcolo contributivo che penalizza coloro che hanno lavorato prima del 1996 per diversi anni. Dunque la pensione mensile risulta essere di importo più basso. Conviene comunque l’opzione donna? Scopriamo tutto quello che c’è da sapere.

Pensioni ultime notizie opzione donna: conviene lasciare il lavoro con questa misura?

L’opzione donna può essere una valida via d’uscita per le donne, nonostante il calcolo dell’assegno possa essere penalizzante. In effetti, coloro che riescono a lasciare il lavoro a 58 o 59 anni, anticipano di diversi anni l’uscita con la pensione di vecchiaia. In tal caso, pur subendo l’assegno una decurtazione, possiamo dire che nel lungo periodo si recupera comunque percependo la pensione per più anni.

Diverso è il discorso per chi ha qualche anno in più. Minori sono gli anni che separano dall’età pensionabile e maggiore può risultare, nel complesso, la penalizzazione economica. Tuttavia in alcuni casi, come nell’eventualità che si perda il lavoro, poter anticipare la pensione può essere comunque un ottimo risultato. Bisogna tenere anche conto che, una volta raggiunti i requisiti, passa un anno prima che la pensione venga erogata e addirittura 18 mesi per le autonome.

Le donne purtroppo sono penalizzate in ambito pensionistico. Per esempio costituiscono una netta minoranza delle richieste relative alla quota 100. Per quale motivo? Spesso le lavoratrici hanno carriere discontinue perché si fermano per alcuni periodi per accudire e crescere i propri figli, soprattutto da piccoli. Hanno sulle spalle la gestione della casa e spesso sono loro ad occuparsi dei genitori anziani. Insomma, le donne sono sicuramente una risorsa per la società ma il loro lavoro di cura non trova ancora un riscontro in ambito pensionistico.

I sindacati sono molto attenti alla questione e da tempo chiedono un cambiamento per consentire alle donne di avere gli stessi diritti degli uomini. Proprio quest’anno, sul tavolo dei lavori per la riforma delle pensioni, verranno presentate alcune proposte in tal senso, già anticipate nei mesi scorsi. Per il momento l’opzione donna è dunque l’unica via d’uscita pensata appositamente per le donne.

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