Salute

HIV, per combatterlo ci sono nuove speranze

Sembra si stia concretizzando una nuova speranza per la cura contro il terribile virus dell’HIV. Sono in corso alcuni test su un vaccino ad opera di una equipe spagnola. Se i risultati, nei prossimi mesi, dovessero essere positivi, così come gli scienziati auspicano, il virus HIV potrebbe essere declassato a “infezione cronica minore”, al pari […]


Sembra si stia concretizzando una nuova speranza per la cura contro il terribile virus dell’HIV. Sono in corso alcuni test su un vaccino ad opera di una equipe spagnola. Se i risultati, nei prossimi mesi, dovessero essere positivi, così come gli scienziati auspicano, il virus HIV potrebbe essere declassato a “infezione cronica minore”, al pari dell’herpes. Durante questa ricerca, è stato sperimentato su alcuni volontari sani, il vaccino MVA-B ha già dato risposte molto incoraggianti: il 92% di loro ha sviluppato una risposta immunitaria al virus dell’HIV. Non solo: gli effetti durano almeno un anno nell’85% dei casi e non hanno causato problemi collaterali tali da compromettere la salute dei volontari a cui è stato inoculato. Il farmaco agisce sul sottotipo B dell’Hiv, quello prevalente in Europa e negli Stati Uniti. I risultati, appena pubblicati sulle prestigiose riviste Journal of Virology e Vaccine, sono stati ottenuti nella Fase 1 della ricerca su 30 volontari sani, 24 dei quali hanno ricevuto per via intramuscolare il vaccino in 3 dosi, mentre gli altri 6 sono stati trattati con placebi. Le «cavie» sono state seguite per 48 settimane. Sviluppato in Spagna da ricercatori del Centro Nazionale di Biotecnologie di Madrid  guidati da Mariano Esteban, nel dettaglio il vaccino è stato testato su 24 cavie e 22 di loro hanno risposto bene alla terapia, lasciando intravvedere grandi potenzialità per la scoperta. Gli scienziati che appartengono al team provano a rallentare tutto l’entusiasmo che è stato riscontrato per i risultati della ricerca, soprattutto a causa dell’esiguo numero di persone su cui il vaccino è stato testato e, benché stimoli una risposta potente nella maggioranza dei casi, è presto per prevedere se le difese indotte preverranno l’infezione. Già nel 2008, in sede di sperimentazione animale, aveva mostrato un’efficienza molto elevata su topi e macachi. Ora, grazie all’elevata risposta immunologica negli esseri umani, la sperimentazione clinica è stata condotta anche su esseri umani volontari. Una speranza in più che si accende, dunque, per quella che è una delle malattie che causa più morti al mondo.



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