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Cina: proibito ascoltare Katy Perry e Lady Gaga

Non dovrebbe ormai destare alcun tipo di stupore un nuovo divieto dalla Cina. Dalle limitazioni al traffico nella rete web, si arriva anche all’ostracismo nei confronti della musica internazionale. Tra gli artisti interdetti si possono annoverare Kylie Minogue, Katy Perry, Lady Gaga e Beyoncè. Le motivazioni sono tra le più svariate, ma quella più gettonata […]


Non dovrebbe ormai destare alcun tipo di stupore un nuovo divieto dalla Cina. Dalle limitazioni al traffico nella rete web, si arriva anche all’ostracismo nei confronti della musica internazionale.

Tra gli artisti interdetti si possono annoverare Kylie Minogue, Katy Perry, Lady Gaga e Beyoncè.

Le motivazioni sono tra le più svariate, ma quella più gettonata è stata certamente la presunta “istigazione” a una smodata lussuria e in generale a una vita di certo non ricca di stenti e privazioni.

La dittatura cinese non si smentisce, ed evidentemente ritiene che le canzoni dei suddetti artisti possano in qualche modo deviare il comportamento della popolazione, preoccupazione probabilmente dovuta anche al grande investimento nell’istruzione della lingua inglese che il governo ha promosso e che sta avendo molto successo, permettendo ai ragazzi di entrare in contatto con la lingua anglosassone fin dalla più tenera infanzia.

Il governo cinese potrebbe però commettere un grave errore: nell’epoca di internet e delle nuove tecnologie è sempre più facile sfuggire ai controlli, e si sa che l’uomo, per natura, è spesso portato a violare i tabù imposti. Basti ricordare il fenomeno del proibizionismo, che favorì l’ascesa del gangster Al Capone.

Certo, sembra difficile immaginare qualche sgherro della Triade intento a contrabbandare i cd di Lady Gaga, ma da tutto questo emerge un dato evidente: un governo in difficoltà, che si rende conto di non poter contare sulle proprie forze per trasmettere il valori nei quali crede, se esistono, e che quindi ricorre al vecchio trucco del proibizionismo: ci sono passati tutti, dai già citati Stati Uniti, alla Germania e anche l’Italia (oggi ricordiamo con unaa risata la legge che imponeva che venissero tradotti in Italiano i nomi dei musicisti stranieri). Non è ovviamente necessario ricordare che fine hanno fatto le istituzioni che hanno promulgato tali decreti.

Personalmente ritengo che la Cina, forte della sua sempre più brillante economia, dovrebbe rendersi conto che i suoi abitanti sono ogni giorno più cittadini del mondo e, senza snaturare le proprie tradizioni, dovrebbe cercare di puntare sull’educazione e sul buon senso che sta alle famiglie trasmettere ai propri figli. Anche perchè, andiamo, non penso che qualcuno si metterà a fare orge semplicemente per aver sentito un paio di pezzi di Kylie Minogue.



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