Attualità Italiana

Omicidio Mollicone: negativi i test del dna su 310 persone

Il procuratore capo Mercone: "Sappiamo che esiste almeno un complice. È giunto il momento di parlare"

Le speranze di fare dei passi avanti nelle indagini sulla morte di Serena Mollicone si sono fermate davanti all’evidenza dei risultati scientifici. L’assassino della diciottenne di Arce rinvenuta cadavere in un bosco del Frusinate nell’ormai lontano 2001 continua a essere impunito.
I test del dna effettuati su un campione di 310 persone si sono rivelati tutti negativi, così da rendere ancora sconosciuto il profilo biologico rinvenuto sugli abiti della giovane vittima. Sul luogo del delitto, inoltre, una sola impronta completa venne isolata dagli inquirenti ma apparteneva a un investigatore impegnato nelle indagini che inconsapevolmente l’aveva lasciata durante i rilievi scientifici.
A parlare del giallo di Arce è stato oggi il procuratore capo della Repubblica di Cassino, Mario Mercone, che ha ribadito la necessità di riuscire a risalire al colpevole, affinché “la morte, anzi il femminicidio di Serena” non rimanga “impunito“. Mercone ha poi fatto un appello a chiunque sappia qualcosa sul delitto: “Per poter arrivare ad una verità – ha proseguito il procuratore della Repubblica – ora abbiamo bisogno della collaborazione di chi, ormai da troppo tempo, tace. Nonostante le tante difficoltà oggettive riscontrate in questi anni – ha proseguito Mercone – abbiamo fatto il possibile per arrivare ad una soluzione. Purtroppo non sempre tutto è semplice. L’unica impronta nitida rinvenuta sul nastro isolante appartiene ad un tutore dell’ordine che in quel momento stava effettuando gli accertamenti. Tredici anni fa non esistevano i mezzi e l’accortezza di oggi nell’evitare l’inquinamento di una scena del crimine. Solo chi non lavora, non sbaglia”.
Il procuratore ha poi sottolineato come sia pressoché certa la presenza di complici nell’omicidio Mollicone: “Sappiamo che l’assassino di Serena avrebbe mai potuto occultare il cadavere della ragazza senza l’aiuto di un qualcuno – ha spiegato Mercone -. Ed è proprio a questa persona che mi rivolgo. Hai commesso un reato, aiutare un assassino a nascondere un corpo, ma non hai commesso un omicidio. La pena che rischi di scontare è lievissima: massimo tre anni che rientrano anche nell’indulto. Niente rispetto al peso che oramai da tredici anni porti sulla coscienza. Ora puoi dire basta ad ogni tormento, anche notturno. Perché solo chi non possiede un’anima riesce a dormire sonni tranquilli”. Il procuratore Mercone ha poi concluso con quello che più di ogni altra cosa sembra un auspicio: “Noi sappiamo che la tua anima è ancora recuperabile” ha detto rivolgendosi ai complici.



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