Attualità Italiana

Ercolano, fioraio si dà fuoco e si lancia dal balcone

Estrema protesta di un commerciante di Ercolano, che si è gettato in fiamme dal balcone dell'ufficio del sindaco


Nella mappa dei luoghi della crisi, quelli in cui si verificano tragedie di persone disperate che si tolgono la vita bisogna aggiungere Ercolano. Un fioraio in preda alla follia suicida si è  gettato dal balcone dell’ufficio del sindaco della cittadina campana, dopo aver minacciato gli impiegati del municipio con un coltello ed essersi cosparso di benzina. Il volo del commerciante ha finito per ferire anche due persone che si trovavano nella piazza antistante al comune.

Si chiamava Antonio Formicola, il fioraio 47enne che si è lanciato dal balcone dell’ufficio del sindaco di Ercolano. Insieme ad altri commercianti stava protestando contro l’amministrazione comunale, accusata di averli privati di alcuni permessi necessari per svolgere la loro attività. Nel caso di Formicola il sindaco lo avrebbe privato del permesso di parcheggiare il suo furgone davanti al suo chiosco di fiori. In seguito ad una mancata risposta del primo cittadino, il fioraio in preda alla follia è entrato nel municipio, ha fatto uscire tutti i presenti nell’ufficio del primo cittadino minacciandoli con un coltello, si è dato fuoco dopo essersi cosparso di benzina e si è lanciato in fiamme dal balcone, perdendo la vita. I danni purtroppo non si sono limitati alla persona di Formicola, che cadendo ha colpito un passante, ferendolo. Poco dopo è stato ferito alla testa un poliziotto, che nel tentativo di soccorrere l’uomo in fiamme, è stato colpito alla testa da un estintore lanciato inspiegabilmente dalle finestre del Comune di Ercolano. In seguito a queste vicende si è creata una grande tensione nella piazza che già prima della tragedia si era rivelata una bomba ad orologeria, solo un massiccio intervento della polizia ha portato di nuovo la calma. Il sindaco di Ercolano intanto ha giustificato la sua assenza e la sua mancata risposta ai manifestanti affermando che il mancato confronto è stato causato da “un’agenda che prevedeva una serie di altri impegni”.



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