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Le monarchie del Golfo condannano la Siria

Unanime condanna delle monarchie del Golfo per la repressione che dura da mesi in Siria. Il Consiglio di cooperazione ha preso oggi le distanze dai tragici avvenimenti siriani, condannandoli e invitando il governo di Assad a porre fine alla repressione e dare inizio ad una serie riforme per il paese. Il comunicato segue gli avvenimenti […]


Unanime condanna delle monarchie del Golfo per la repressione che dura da mesi in Siria. Il Consiglio di cooperazione ha preso oggi le distanze dai tragici avvenimenti siriani, condannandoli e invitando il governo di Assad a porre fine alla repressione e dare inizio ad una serie riforme per il paese.

Il comunicato segue gli avvenimenti dei giorni precedenti, in cui, attivisti siriani hanno accusato le forze di sicurezza per l’uccisione di almeno 20 persone in più parti del paese e per le manifestazioni di protesta che si sono avute dinanzi alla sede dell’Ambasciata siriano in Kuwait.

A firmare il documento tutte le monarchie del Golfo, guidate da Arabia Saudita, che da diversi anni è in conflitto con il governo di Assad, insieme a Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar. Tutti gli stati si sono detti contrari all’utilizzo della forza in modo indiscriminato, come sta facendo la Siria, ma hanno anche chiesto che vere e importanti riforme prendano il via, mettendo la parola fine sulla protesta che ora sembra sempre più giustificata, contro il potere governativo.

Il Ccg, formato dai sei paesi, non è interessato a vedere la Siria trasformata in una nazione instabile e separata, ma comprende e capisce che i diritti umani, richiesti dalla popolazione, sono necessari e l’uso eccessivo della forza non può garantire la stabilità, anche se le autorità di Damasco attribuiscono questi disordini a bande criminali e terroristi.

Intanto il Ministro degli esteri siriano Walid al Muallim, ha dichiarato che entro la fine dell’anno ci saranno elezioni libere per dar vita ad un governo “pluralista”. Questo per l’entrata in vigore delle prime norme richieste dai manifestanti sulla base del pluralismo politico che metta fine all’egemonia del partito di Assad.

Teresa Corrado



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