Economia

Riforma pensioni opzione donna ultime notizie, come funziona con i contributi figurativi?

L'opzione donna prevede l'utilizzo dei contributi figurativi ma sono esclusi quelli derivanti da malattia e disoccupazione. Ecco come funziona

opzione donna


L’opzione donna farà parte del decreto contenente la riforma delle pensioni, che verrà approvato entro questa settimana. La misura è stata oggetto di discussioni, escludendo alcune lavoratrici come quelle nate nel 1960. Altro nodo da sciogliere riguarda l’utilizzo dei contributi figurativi e bisogna comprendere quali possono essere utilizzati per raggiungere i 35 anni di contribuzione richiesta per accedere alla misura. Facciamo quindi un po’ di chiarezza su questo punto.

RIFORMA PENSIONI OPZIONE DONNA ULTIME NOTIZIE, I REQUISITI PER ACCEDERE A QUESTA MISURA

L’opzione donna verrà prorogata anche per questo anno. Prevede che possano lasciare il lavoro le donne, lavoratrici dipendenti, nate entro il 31 dicembre 1959. Per quanto riguarda le lavoratrici autonome, il limite anagrafico è fissato al 31 dicembre 1958. Dunque il requisito anagrafico minimo è di 58 anni per le dipendenti e di 59 per le autonome. Escluse da questa misura sono le nate nel 1960. E’ possibile però che in questi giorni sia stata rivista la riforma nel suo complesso e potrebbe cambiare qualcosa.

Cosa succede all’importo pensionistico di coloro che lasciano il lavoro con l’opzione donna? Questa opzione prevede il calcolo contributivo e sono previste delle penalizzazioni di un certo rilievo. Bisognerà perciò considerare se valga o meno la pena lasciare il lavoro tramite questa misura.

Come funzione con i contributi figurativi? I 35 anni di contributi necessari per accedere all’opzione donna prevedono che la contribuzione utile sia formata dai contributi obbligatori, quelli da riscatto, da ricongiunzione, figurativi e volontari. Non possono rientrare nel conteggio i contributi accreditati per disoccupazione e malattia.

LE ALTRE MISURE DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI

Oltre all’opzione donna, ci sono altre possibilità per lasciare il lavoro prima del raggiungimento dell’età pensionabile. Parliamo innanzitutto delle pensioni quota 100, novità assoluta messa a punto dal Governo M5S-Lega. Si può lasciare il lavoro all’età di 62 anni con 38 anni di contributi versati. C’è il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro che superino i 5mila euro lordi ottenuti con lavoro occasionale. Questo divieto va a decadere al raggiungimento dell’età pensionabile. Le finestre di uscita sono di 3 mesi per i dipendenti del settore privato e di 6 mesi per i dipendenti pubblici. Quest’ultimi devono attendere l’età pensionabile per poter ottenere la liquidazione.

Si può lasciare il lavoro anche con la pensione anticipata. I requisiti sono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

Non ci resta che attendere l’approvazione del Decreto legge contenente la riforma delle pensioni per scoprire cosa succederà.



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