Economia

Pensioni 2019 Opzione donna ultime notizie: incluse anche le nate nel 1960?

La bozza del decreto è ancora in fase di analisi anche per quanto riguarda le pensioni. Le nate nel 1960 rientreranno nell'Opzione donna?

opzione donna


L’approvazione del decreto contenente la riforma delle pensioni è slittata e con essa anche l’approvazione dell’Opzione donna. Questo dona qualche speranza in più alle nate nel 1960, che attualmente risultano penalizzate dal nuovo sistema pensionistico. L’Opzione donna è stata prorogata per il 2019 e potrebbe subire delle importanti modifiche. Una di queste è proprio una platea maggiore, includendo le lavoratrici che risultavano escluse. Il vicepremier Luigi Di Maio ha dichiarato che il Consiglio dei ministri si riunirà giovedì 17 gennaio per approvare il decreto contenente il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni.

OPZIONE DONNA E RIFORMA PENSIONI, QUALI SONO LE NOVITA’ DEL DECRETO LEGGE CHE VERRA’ APPROVATO GIOVEDI’ 17 GENNAIO

Alcune indiscrezioni fanno ben sperare le lavoratrici nate nel 1960. Queste, infatti, stando alla bozza del decreto resa nota qualche giorno fa, sarebbero rimaste escluse dal provvedimento. A poter andare in pensione con l’Opzione donna, stando alle notizie ufficiali, sono sicuramente le lavoratrici dipendenti nate nel 1959 e le autonome nate nel 1958, con 35 anni di contributi versati.

Le donne in generale, potrebbero essere svantaggiate dalla riforma pensioni. Con la quota 100, infatti, molte lavoratrici rimarrebbero escluse. E’ difficile che si raggiungano i requisiti contributivi previsti all’età richiesta con quella formula. In quel caso bisogna aver compiuto 62 anni di età e aver versato 38 anni di contributi.

Anche il calcolo dell’assegno con l’Opzione donna penalizza però le lavoratrici, e avviene tramite sistema contributivo. La penalizzazione è di circa il 25-30% rispetto all’ultima contribuzione e dipende però dai contributi che sono stati versati. Inoltre, le donne che scelgono questa strada, non possono avvalersi dei contributi figurativi.

Attualmente si attende perciò la modifica del decreto per capire se la platea delle lavoratrici aumenterà, includendo anche le nate nel 1960 oltre alle nate nel 1959. Solo a seguito dell’approvazione del tanto atteso decreto si potranno avere notizie certe. Ricordiamo intanto che la riforma del sistema pensionistico prevede il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita per quanto riguarda le pensioni anticipate. Gli uomini possono lasciare il lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi versati, e le donne con 41 anni e 10 mesi. Con le pensioni quota 100, invece, rimane aperta la questione relativa al Tfs dei dipendenti pubblici. Quest’ultimi, scegliendo di lasciare il lavoro a 62 anni con 38 anni di contributi versati, potrebbero vedere la loro liquidazione non prima del raggiungimento dell’età pensionabile prevista dalla Legge Fornero. Dunque, lasciando a 62 anni, passerebbero cinque anni.

Si attendono ulteriori aggiornamenti sulla riforma delle pensioni in generale e sull’Opzione donna.



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