Economia

Pensioni ultime notizie donne: quota 100 rosa e opzione donna, cosa cambia?

Cosa cambia tra quota 100 rosa e opzione donna? Ecco le differenze

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Pensioni ultime notizie donne, cosa cambia tra la quota 100 rosa e l’opzione donna? E’ di qualche giorno fa l’interessante proposta di Orietta Armiliato, del Comitato Opzione Donna Social (CODS) che punta al coinvolgimento delle lavoratrici nella quota 100. Infatti, come è ormai noto, questa misura avvantaggia gli uomini e le percentuali lo dimostrano. Le donne difficilmente riescono a raggiungere i requisiti richiesti, ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi. Questo perché nella vita spesso devono ricoprire il ruolo di cura della famiglia, “lavoro” che non viene ad oggi riconosciuto a livello contributivo. Il Comitato Opzione Donna Social punta proprio a far sì che ci sia maggiore flessibilità in uscita per le lavoratrici. Un passo in questo senso è sicuramente la proroga dell’opzione donna anche per il 2020. Ma questa misura può bastare? La proposta di una quota 100 rosa, avanzata da Orietta Armiliato, sta facendo il giro del web. Scopriamo le differenze e i vantaggi per le lavoratrici.

PENSIONI ULTIME NOTIZIE DONNE, ECCO LE DIFFERENZE TRA OPZIONE DONNA E QUOTA 100 ROSA

Cosa chiede Orietta Armiliato del Comitato Opzione Donna Social? Innanzitutto, specifica che una misura non esclude l’altra. Per l’opzione donna si chiede che sia prorogata fino al 2023, dando così maggiori certezze alle lavoratrici rispetto al loro futuro pensionistico. Rinnovare di anno in anno questa misura genera infatti incertezza. Ricordiamo che, per lasciare il lavoro con l’opzione donna, bisogna aver compiuto 58 anni di età (59 per le autonome) e aver versato 35 anni di contributi.

Al fine di valorizzare il lavoro di cura svolto dalle donne nell’arco della loro esistenza, il CODS, che ha come portavoce Orietta Armiliato, amministratrice del gruppo Facebook, avanza una nuova proposta. Si tratta della quota 100 rosa. In cosa consiste? Nel rendere questa misura accessibile anche alle donne modificando in parte i requisiti di accesso. La Armiliato ha proposto di abbassare gli anni di contributi necessari a 36, mantenendo intatto il requisito anagrafico. Per accedere alla quota 100, attualmente, bisogna aver compiuto 62 anni e aver versato 38 anni di contributi. Effettuando uno sconto di due anni di contribuzione per le donne, si riconoscerebbe il loro lavoro di cura.

L’obiettivo è quello di far sì che le donne non siano svantaggiate da misure che sono fatte su misura per gli uomini non tenendo conto della discontinuità contributiva che caratterizza spesso la loro attività. In molte, nel corso della vita, sono state costrette a scegliere tra famiglia e lavoro perdendo anni di contributi ma svolgendo comunque un’attività importante per la società. Non ci resta che scoprire se le proposte di Orietta Armiliato verranno prese in considerazione.



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