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Omicidio Marco Vannini: mentre lui moriva i Ciontoli si preoccupavano di pulire la casa

Le ultime notizie sul caso Marco Vannini: nella puntata di Chi l'ha visto un audio in cui si sente la voce di Federico Ciontoli. Mentre Marco moriva in casa si preoccupavano di pulire


Il 4 marzo la famiglia Ciontoli conoscerà il suo destino, almeno quello immediato. E la famiglia di Marco Vannini saprà chi deve pagare per la sua morte. Cinque persone arrivano all’udienza con dei capi di imputazione molto forti, vedremo che cosa deciderà chi di dovere ma nel frattempo si continua a scavare, si continua a cercare di capire che cosa è successo la sera in cui Marco è stato ucciso nella villetta della famiglia Ciontoli di Ladispoli. Nella puntata di Chi l’ha visto in onda il 2 marzo 2016 abbiamo riascoltato il famoso audio della seconda telefonata che i Ciontoli fanno al 118 la sera in cui Marco viene ucciso. La voce che sentiamo è quella di Ciontoli spiega all’operatrice quello che è successo. Una telefonata che abbiamo già sentito altre volte ma in questa occasione c’è una novità. Una ricercatrice universitaria che collabora da anni con le varie procure da esperta di linguistica ha riascoltato quell’audio senza le voci principali per estrarre il contenuto che si sente in sottofondo. Sotto le voci di Ciontoli e dell’operatrice che sta interloquendo con lui, si sente la voce maschile che dovrebbe essere quella di Federico Ciontoli. Il ragazzo dice una frase simile a “Papà si deve pulire” oppure “Qua si deve pulire”. Una circostanza che non stupisce visto che nelle foto della scena, della villetta, si vedono a terra degli stracci, si vede l’aspirapolvere e se delle stanze sono in disordine, altre invece sembrano avere un ordine ben preciso.

Mentre Marco moriva i componenti della famiglia Ciontoli continuavano a pensare a loro? Pensavano alla messa in scena da portare avanti? Lo stabiliranno i giudici ma intanto anche Alessandro Carlini, il cugino di Marco torna a dire la sua e lo fa al settimanale Giallo e dice: “Ciontoli voleva che Marco lo chiamasse papà e poi quella sera non hanno fatto nulla per salvargli la vita”. La convinzione di Alessandro è quella di tutta la famiglia di Marco: il giovane si poteva salvare se solo si fosse chiamato il 118, se si fosse parlato di un colpo di arma da fuoco e non di un taglietto con un pettine appuntito. La parola ai giudici, vedremo che cosa succederà.



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