Don Fabrizio Gatta sorride guardando il suo passato in tv come conduttore
Don Fabrizio Gatta a La volta buona sorride guardando la sua vecchia vita in tv come conduttore di tanti programmi di successo
Don Fabrizio Gatta ha avuto una precedente vita a quella del sacerdozio, lui è il conduttore che molti ricorderanno accanto ad Eleonora Daniele, a Luca Giurato e tanti altri. Oggi ha mantenuto la promessa fatta a Caterina Balivo ed è sul divano de La volta buona. Fabrizio Gatta deve la sua seconda vita a Papa Francesco, è grazie a lui che ha ricevuto la chiamata a cui non ha potuto che rispondere.
Di certo una chiamata che è arrivata tardi; Fabrizio Gatta fino a 50 lavorava in tv, era un volto noto di vari programmi, di eventi. Chi meglio di lui oggi può testimoniare che non basta solo Papa Leone ma è necessario avere nelle chiese preti che spariscano per fare apparire la fede vera, Cristo. Leggi anche Don Fabrizio Gatta la scelta dopo tanti anni di tv
Don Fabrizio Gatta a La volta buona
“Nella scrittura di oggi se andiamo a vedere la liturgia nella prima lettura ci sono gli atti degli apostoli e la conversione di San Paolo è un problema di come vivi la vita cioè di come cambi il tuo sguardo sulla tua vita, la conversione è proprio quello il cambio di prospettiva. Paolo ha bisogno di tre perché gli cadano le squame dagli occhi io ho avuto un po’ più di tempo e ho avuto bisogno di molto per depurarmi”.
Una vocazione che per Fabrizio Gatta arriva a cinquant’anni e Caterina Balivo ricorda che quando le hanno mandato dei prime immagini di prete non ci credeva.
“Anche io non me lo sarei mai aspettato però d’altronde io dico sempre che Dio non sceglie i migliori però vi assicuro che rende migliori”.
Ma a che cosa serve vivere se sbagli direzione aggiunge Gatta: “Ecco io ho voluto dare un’altra direzione alla mia vita accogliendo la chiamata perché sai sì fai la carità però anche qualcosa di quella prima vita che ho vissuto intensamente sicuramente allora… ti rendi conto che è talmente tanto quello che ti dà la gente, i tuoi parrocchiani, gli anziani i giovani in ospedale, la luce di quegli occhi che probabilmente riflette la tua perché tu devi avere entusiasmo prima tu”.
Le chiese sono vuote e lui lo conferma: “E’ colpa nostra, noi preti che non mettiamo l’emozione in quello che diciamo, perché se andiamo lì col foglio scritto e l’omelia che dura 20 minuti non va bene. Devi emozionarti altrimenti non passa, devi appassionarti, vivere, ci devi credere”.