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Cancro alla prostata e al pancreas, uno studio cinese sembra aver trovato la cura

Uno studio cinese sembra aver trovato la cura per il cancro al pancreas e alla prostata. Scopriamo di cosa si tratta


Uno studio cinese sembra aver trovato la cura per il cancro alla prostata e al pancreas. Infatti, un albero da sughero della famiglia delle rutaceae (comprendono circa 1600 specie) sembra essere molto utile nella lotta al cancro alla prostata e al pancreas. Gli studi sono ancora da confermare, ma ci sono buone speranze per questo nuovo metodo proveniente dallo studio cinese. La cura dunque proviene da una pianta appartenente alla famiglia dell’albero da sughero e potrebbe risolvere i problemi di chi soffre di cancro alla prostata o al pancreas. Il nome preciso è Phellodendron Amurense e si tratta di un albero della famiglia delle rutaceae. È considerata una delle cinquanta erbe più importanti nella Medicina Tradizionale Cinese. Il suo nome cinese, Huáng b?i – abete giallo – deriva, come intuibile, dal colore sgargiante della sua corteccia. Essendo un antico rimedio orientale, sembra abbastanza consolidato. Tuttavia, gli scienziati dell’Università del Texas sono giustamente scettici e hanno voluto indagare più a fondo. Il professore di urologia dell’Health Science Center, A. Pratap Kumar, dell’Università del Texas, ha scelto di studiare a fondo questa pianta perché tradizionalmente usata nella cura del cancro alla prostata in Cina. Questo genere di tumore condivide percorsi simili a quello al pancreas, ciò è stato evidenziato dagli studi fatti negli ultimi anni. La ricerca è stata pubblicata su Clinical Cancer Research. Lo studio è stato condotto insieme a Jingjing Gong, della Yale University. L’estratto della corteccia del Phellodendron Amurense, notoriamente chiamato come Amur, è in grado di penetrare le cicatrici che si formano intorno la zona tumorale – che invece non fa solitamente penetrare i farmaci  per l’apposita cura. Al momento, il suo utilizzo ufficiale è ristretto a pochi pazienti. I risultati ottenuti sono incoraggianti e presto lo studio potrebbe allargarsi anche ad altri pazienti affetti dalla malattia del cancro alla prostata o al pancreas. Se anche su di loro avrà effetto questa cura, il metodo potrebbe essere standardizzato.



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