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Ricompensare i bei voti a scuola: giusto o sbagliato?

Non c'è genitore che abbia un figlio a scuola che non sia portato a chiedersi se ricompensare per un bel voto sia giusto oppure sbagliato. Ecco il punto di vista dell'esperto


A partire da questo articolo ospiteremo sul nostro UltimeNotizieFlash delle riflessioni elaborate dalla dottoressa Elena Carbone, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. La dottoressa risponderà a dubbi e domande molto frequenti nella vita quotidiana. Siamo certi che il target del nostro pubblico apprezzerà questa iniziativa. I recapiti per contattare la dottoressa Elena Carbone sono alla fine dell’articolo. (NdR)

I genitori si aspettano che i propri figli portino a casa dei bei voti scolastici a prescindere che essi stessi siano stati  dei bravi studenti o meno. Quando ciò non succede alcuni la prendono sul personale e si chiedono “cos’ho fatto di sbagliato?” o “come devo fare con mio figlio?” o ancora “ma sono io che non riesco a trasmettergli l’importanza della scuola?”.

Una strategia che viene spesso utilizzata dai genitori è il ricompensare i voti migliorise prenderai un bel voto, ti prenderò il gioco della playstation che ti piace tanto”, “se recuperi matematica ti acquisto le scarpe che volevi da tanto tempo”. La ricompensa per i bei voti sempre una buona strategia perché tutti vincono: i genitori che ottengono che il proprio figlio sia più bravo a scuola e il figlio che ottiene ciò che vuole. Tra l’altro sembra un ottimo modo per ottenere dei risultati dai ragazzi.

Ovviamente ci sono delle modalità ben precise per attuarla: l’oggetto della ricompensa non dev’essere elargito senza il raggiungimento dell’obiettivo, dev’essere un oggetto o un’attività molto ambita, non dev’essere troppo onerosa né i termini economici né di tempo perché dev’essere tutto commisurato alla richiesta fatta. Dare una ricompensa può essere un incentivo a interessarsi a una materia noiosa, che con il tempo può diventare interessante, può far acquisire nuove competenze come imparare a fare le mappe cognitive o ad usare il computer per studiare, può avere un buon effetto sull’autostima perché il ragazzo inizia a studiare per ottenere qualcosa e si accorge di essere bravo e questo può diventare un incentivo interno. Insomma sembra che ci siano innumerevoli vantaggi ad utilizzare le ricompense in denaro, giochi o attività piacevoli.

C’è un però. Si tratta di una ricompensa per qualcosa che dovrebbero fare per loro semplice interesse e rinforzarli per un’attività che dovrebbero fare per loro può portarli a non creare una motivazione interna. La ricompensa crea infatti una motivazione esterna invece che interna con la possibile conseguenza che non appena non ci siano più ricompense diminuiscano anche i voti. Infatti sembra che crei una motivazione momentanea dovuto al raggiungimento di quel preciso obiettivo, può distrarre lo studente dal vero apprendimento e spesso non crea motivazione interna. Quindi i genitori devono ricompensare o meno i propri figli quando prendono un bel voto? Tutti noi abbiamo una ricompensa per il nostro lavoro, altrimenti non ci sacrificheremmo.

Per alcuni la ricompensa è il denaro, per altri il ruolo ricoperto, per altri ancora il clima di lavoro e il buon rapporto con i colleghi, per altri ancora lo status e il prestigio. Insomma nessuno fa nulla per niente. Quindi la ricompensa è un’ottima strategia per far studiare i ragazzi, è necessario adottare solo qualche accorgimento perché non diventi unicamente un “do ut es” ma perché diventi sempre di più una scoperta del piacere dello studio e del piacere di essere bravi a scuola. Parlare con i propri figli è l’ accorgimento più importante. Chiedere ai ragazzi come hanno vissuto lo studio, se sono stati contenti del voto, quale emozione hanno provato a prendere un voto migliore del solito, se si sono dovuti sacrificare tanto e se è stato difficile studiare e infine se ne è valsa la pena. Solo con un confronto diretto con loro si può trasformare la motivazione estrinseca in motivazione intrinseca e a lungo termine.

Dott.ssa Elena Carbone 
Via Stendhal, 71 20144 Milano
Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, EMDR pratictioner

Per contattare la dott.ssa Elena Carbone
info@elenacarbone.it
Studio E. Carbone

 
La dottoressa Elena Carbone ha affrontato, in un successivo articolo, un altro problema molto sentito dai nostri lettori: quello dell’ansia che a volte si nasconde dietro l’ossessione dell’ordine e del pulire. Se volete leggerlo il link è: L’ansia dell’ordine e della pulizia: quando avere la casa perfetta diventa un problema

Ringraziamo la dottoressa Elena Carbone per la sua collaborazione. 



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