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Garrone punta alla Palma con Dogman ma il legali della famiglia Ricci chiede che il film venga ritirato

Garrone punta alla Palma con Dogman ma il legali della famiglia Ricci chiede che il film venga ritirato. Ricordiamo la vera storia de Er Canaro della Magliana e del ragazzo che uccise, Giancarlo Ricci


Potrebbe arrivare a vincere un ambito riconoscimento, una Palma d’oro a Cannes, il film Dogman di Matteo Garrone; un film al quale il regista, sta lavorando da diversi anni e che si ispira liberamente a una storia tutta romana, quella del “Canaro” e della sua “vittima”. Un fatto di cronaca nero accaduto nella Roma degli anni ’80, la Roma dove la Banda della Magliana imperversava. In questa vicenda però c’è un problema: la famiglia di Giancarlo Ricci, il giovane pugile che sarebbe stato ucciso dal Canaro, ha chiesto che Garrone ritiri il film dalla gara. Lo ha fatto anche attraverso le telecamere di Chi l’ha visto la mamma di Giancarlo Ricci che chiede giustizia e verità. La famiglia di Giancarlo non avrebbe mai voluto che questa storia finisse in un film, anche se il racconto non ricalcherà in modo preciso i fatti. Inoltre c’è anche da dire che la famiglia Ricci continua a ribadire che la descrizione che in quel periodo fu fatta di Giancarlo, non corrisponde al vero. La mamma di Ricci, intervistata dai giornalisti di Chi l’ha visto racconta:

Mio figlio non era un criminale, mio figlio era buono ma qui non è mai venuto nessuno a chiedere agli amici di mio figlio come era davvero lui. Non avevamo bisogno che lui facesse delle rapite, era impiegato e noi eravamo benestanti. Una famiglia per bene, mio figlio era incensurato. Oggi per me si è riaperta una ferita che è diventata ancora più grave e sa perchè? Perchè i miei nipoti mi hanno chiamato e mi hanno detto che sono una nonna cattiva, che ho raccontato loro tante bugie; i ragazzi infatti sapevano che Giancarlo era morto in un incidente con la moto e adesso invece hanno scoperto la vera storia. A proposito di come è morto mio figlio voglio ribadire che il Canaro era solo un pupazzo, non può essere stato lui a uccidere mio figlio, fisicamente non ne avrebbe avuto le possibilità. Gli chiedo di dirci come sono andate davvero le cose. 

 

( Nel video uno stralcio dell’intervista alla madre di Ricci dalla puntata di Chi l’ha visto del 16 maggio 2018 )


Queste le parole della madre di Giancarlo Ricci ai giornalisti di Chi l’ha visto che hanno parlato del caso nella puntata del 16 maggio 2018. L’avvocato della famiglia di Giancarlo ha spiegato che è stato presentato un esposto per chiedere il ritiro del Film da Cannes e anche il blocco nelle sale cinematografiche. Inoltre il legale della famiglia dell’ex pugile ha lanciato anche un appello  “Er Canaro” che ancora oggi paga per l’omicidio di Giancarlo, omicidio del quale si è accusato: “Sii uomo, dicci, se hai ancora un po’ di dignità, che cosa è successo davvero”. Pietro De Negri, all’epoca dei fatti, si accusò dell’omicidio di Giancarlo, raccontando anche di come lo avrebbe torturato. I medici che eseguirono gli esami autoptici però smentirono che il ragazzo venne torturato mentre era vivo. Le mutilazioni infatti, quelle raccontate da Negri, vennero fatte solo dopo l’omicidio. 

L’avvocato di Negri spiega che tutto questo ha un senso: l’uomo infatti viveva in uno stato di schizofrenia che ti dà delle allucinazioni e che ti porta a credere di aver fatto delle cose. Quello che lui avrebbe raccontato è frutto di un mix di cose realmente accadute e di un mix di cose che ha solo immaginato in preda alle allucinazioni. Anche la madre di Gianluca è convinta che Er Canaro non abbia toccato suo figlio ma che sappia ancora molte cose, cose che però non racconta. 

 

GIANCARLO RICCI NON E’ STATO UCCISO DA ER CANARO: LA SUA FAMIGLIA NON HA DUBBI E CERCA ANCORA LA VERITA’

Sembrerebbero esserci tante lacune in questo caso, per questo la mamma di Giancarlo ha deciso di parlare, dopo oltre 30 anni da quel giorno. Lei più che un film su questa storia, avrebbe voluto che qualcuno indagasse. E’ convinta che suo figlio sia stato ucciso da qualcuno di importante, qualche uomo che ha poi minacciato Negri. Ricorda che in quel negozio, il giorno dell’omicidio, c’erano ben 4 impronte di piedi insanguinate mai nessuno però ha cercato di capire di chi fossero. Lei e i suoi legali continuano anche a ribadire che Pietro de Negri non può aver ucciso Giancarlo, troppo più forte di lui, e che è inverosimile pensare che il Ricci sia entrato nella gabbia dei cani, come Er Canaro ha raccontato. Il presunto assassino nel suo memoriale spiegò però come erano andate le cose: “Gli dissi che c’erano degli uomini che lo stavano cercando, che era meglio se si fosse nascosto e gli dissi di mettersi nella gabbia perchè lì nessuno avrebbe cercato”.

Per la famiglia Ricci, Giancarlo non aveva fatto nulla di tutto quello che sui giornali all’epoca si raccontò. Hanno fatto passare mio figlio come un criminale, ma non lo era ha ribadito sua madre. E invece il film Dogman, liberamente ispirato a questa vicenda, parte proprio dal rapporto che ci sarebbe stato tra vittima e carnefice che alla fine si ritroveranno ad avere ruoli invertiti. Marcello, il protagonista “buono” che poi diventa “cattivo” vivrà un periodo di lunghi soprusi ai quali poi tenterà di reagire uccidendo la persona che gli ha cambiato la vita. E la storia di Giancarlo Ferri sarà raccontata attraverso quella di Simoncino, il bullo del quartiere, che da carnefice diventerà vittima. 

Del resto, la cronaca del tempo, sembra smentire il racconto della mamma di Ricci. Lì alla Magliana tutti avevano paura di Ricci. A chi indaga si racconta che il ragazzo lasciava la macchina aperta con le chiavi attaccate, perchè tanto sapeva che nessuno avrebbe toccato nulla. Sui giornali del tempo si legge di come Giancarlo spacciasse, delle rapine da lui fatte e anche della complicità con De Negri. 

DOGMAN SBARCA A CANNES E MATTEO GARRONE PUNTA ALLA PALMA D’ORO

Non sappiamo se le richieste della famiglia di Ricci saranno accolte ma nel frattempo, il film di Matteo Garrone è in concorso a Cannes. “Dogman è un film che si ispira liberamente a un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti”. Garrone fa riferimento alla storia del “canaro della Magliana”, una pagina di nera che ha sconvolto la Roma di fine anni Ottanta. Una brutta storia, raccontata anche in forma di romanzo da Massimo Lugli e Antonio Del Greco in Il canaro della Magliana (Newton Compton Editori), libro che esce in contemporanea con il film, che arriva in sala dal 17 maggio per 01 Distribution con il divieto ai minori di 14 anni.

Ecco come racconta la genesi del suo film 

Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente.

IL TRAILER DEL FILM DOGMAN DI MATTEO GARRONE IN GARA A CANNES

LA SINOSSI DEL FILM: In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato.

La presenza di una bambina in questa storia, cambia chiaramente le cose ma quello che la famiglia di Giancarlo non vuole è che ancora una volta alla gente arrivi un ricordo non vero di quello che era questo ragazzo. 

Il film esce oggi nelle sale cinematografiche. 



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