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Francesca Mannocchi, la malattia: “Una mattina mi svegliai che non sentivo metà del corpo”. Sarà a teatro con Crescere, la guerra

Francesca Mannocchi ha fatto pace con la malattia e da fine novembre sarà nei teatri con lo spettacolo "Crescere, la guerra" perché la malattia e la guerra sono simili

Francesca mannocchi sclerosi

Per Francesca Mannocchi non è recente la diagnosi di sclerosi multipla ma il volto di La7 in un’intervista al Corriere della Sera ricorda quei momenti drammatici. Dai primi sintomi alle gelide parole del medico. Oggi Francesca Mannocchi spiega che ha fatto pace con la presenza della malattia della sua vita ma questo finale racconta molto del percorso che ha dovuto fare.

“Una mattina mi svegliai che non sentivo metà del mio corpo” Francesca Mannocchi doveva partire per l’Iraq, decise di fare una risonanza magnetica. Il programma era quello di partire con Alessio Romenzi, fotoreporter suo ex compagno e padre di suo figlio, per seguire la guerra a Mosul >>>Francesca Mannocchi come ha scoperto la malattia, le sue parole emozionano Serena Bortone

Francesca Mannocchi, ha fatto pace con la malattia

Dopo la risonanza per la diagnosi doveva attendere una settimana e Francesca Mannocchi fece una semplice domanda al medico. Gli chiese se dietro quello che appariva come un indolenzimento potesse esserci qualcosa di grave. 

“Dove vuole andare nel suo stato?” furono le parole del dottore che non spese nemmeno una parola né un secondo per prepararla anche solo un minimo alla diagnosi. 

“Alessio e io uscimmo dalla clinica e iniziammo a piangere. Dopo di allora non ho più pianto per anni” ha aggiunto. Era tutto così assurdo ma poi qualcosa piano piano è cambiato, fino a fare pace con quella diagnosi, con la malattia, la sclerosi multipla. 

“Questa è diventata un nuovo strumento per guardare e raccontare le cose del mondo con linguaggi diversi”. Così oggi si dedica al teatro, a un pubblico diverso, il reportage televisivo non le basta più ma c’è un motivo nuovo che dà a tutto questo: “La malattia e la guerra sono simili”.
Così da fine novembre la Mannocchi sarà in giro per i teatri con lo spettacolo “Crescere, la guerra” accompagnata dal violino di Rodrigo D’Erasmo. 

“La condizione di malato e quella di persona che vive la guerra amplificano al massimo il bene e il male, se stai bene sei felicissimo, se stai male, sei tristissimo”. Poi si aggiunge la rabbia. “Una rabbia analoga a quella delle madri che aspettano che il proprio figlio ritorni dal giocare a pallone e se lo vedono restituire sotto un telo bianco perché gli hanno sparato”.

A suo figlio non fa vedere le sue immagini in tv, Pietro ha nove anni: “Sente quello che dico ma non può vedere le immagini. Soprattutto perché non voglio che veda la mamma in una situazione di pericolo. Nel quotidiano, poi, sono stata alla larga da quella sorta di pedagogia distorta che andava di moda quando eravamo bambini noi, del tipo “mangia quello che hai nel piatto perché i bambini in Somalia stanno morendo di fame”.

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