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Omicidio Mauro De Mauro: assolto Toto Riina

Al processo del giornalista Mauro De Mauro la sentenza assolve Toto Riina dall’accusa di esserne il mandante. Le prove a suo carico, secondo la corte d’Assise di Palermo, non sono bastate per condannare il boss Riina. La sentenza si conclude senza alcun colpevole dopo ben quaranta anni dalla morte del giornalista del quotidiano L’Ora di […]


Mauro De Mauro

Al processo del giornalista Mauro De Mauro la sentenza assolve Toto Riina dall’accusa di esserne il mandante. Le prove a suo carico, secondo la corte d’Assise di Palermo, non sono bastate per condannare il boss Riina. La sentenza si conclude senza alcun colpevole dopo ben quaranta anni dalla morte del giornalista del quotidiano L’Ora di Palermo.

Inoltre sono stati trasmessi al Pubblico Ministero gli atti per procedere contro l’ex del Sisde Bruno Contrada e dei giornalisti Pietro Zullino e Paolo Pietrosi, oltre all’avvocato Giuseppe Lupis per falsa testimonianza. Secondo l’accusa, questi avrebbero avuto un ruolo importante nel depistaggio delle indagini, avendo contatti con i servizi segreti.

L’uomo fu prelevato la sera del 16 settembre 1970 sotto casa. Secondo fonti, il giornalista si sarebbe allontanato la sera in questione insieme a tre uomini e dopo non sarebbe più tornato. Il giorno dopo sarebbe stato un giorno particolare e importante per la famiglia De Mauro, infatti si sarebbe dovuta sposare una delle figlie.

Del giornalista non si sono avute più notizie e non si è mai trovato nemmeno il corpo. Le indagini delle forze dell’ordine, si sono divise in due filoni ben distinti. Secondo i carabinieri, l’uomo fu ucciso per le indagini sul traffico di droga. Ben diverse le indagini della polizia che lo avvicinarono all’incidente del presidente dell’ENI Enrico Mattei e alle sue indagini che lo avvicinarono al colpo di Stato denominato “golpe Borghese”. Nella sua scrivania, infatti, furono trovati molti documenti e ricerche su questi argomenti. Inoltre l’uomo aveva anche pubblicato sul suo giornale un verbale di polizia del 1937 nel quale si elencava la struttura del vertice mafioso, un articolo innovativo per l’epoca.

Un uomo che faceva troppe ricerche e che soprattutto faceva bene il suo lavoro e arrivava troppo vicino alla verità. Proprio per questo ultimo motivo, secondo alcuni pentiti di mafia come Francesco Di Carlo, Nino Calderone, Tommaso Buscetta, venne fatto sparire, perché era arrivato troppo vicino alla verità sul golpe Borghese a cui avrebbe partecipato anche la mafia siciliana. Sempre secondo le dichiarazioni dei pentiti sarebbe stato strangolato e fatto sparire.

Nonostante questo, le indagini e il lungo tempo trascorso, alla fine non si è giunti ad alcun colpevole. La figlia Franca ha commentato il verdetto della Corte con la sola parola che le veniva spontanea “vergogna”. Lei che ha seguito il processo le requisitorie dei pubblici ministeri, le dichiarazioni dei pentiti, si aspettava un esito ben diverso da quello che c’è stato.

Teresa Corrado



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