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Contromano sulla A26: arrestato l’imprenditore albanese

E’ finito in manette l’imprenditore albanese che quattro giorni fa ha ucciso quattro ragazzi francesi sull’autostrada A26. L’uomo, guidava ubriaco e aveva effettuato una manovra di inversione a “u” sul tratto autostradale, finendo per schiantarsi contro l’auto dei giovani ragazzi. Ilir Beti, questo il suo nome, nello scontro costato la vita ai quattro ragazzi è […]


E’ finito in manette l’imprenditore albanese che quattro giorni fa ha ucciso quattro ragazzi francesi sull’autostrada A26. L’uomo, guidava ubriaco e aveva effettuato una manovra di inversione a “u” sul tratto autostradale, finendo per schiantarsi contro l’auto dei giovani ragazzi. Ilir Beti, questo il suo nome, nello scontro costato la vita ai quattro ragazzi è rimasto illeso. Oggi si rivolge ai familiai delle vittime: “Sono un uomo morto, avrei voluto morire anche io” dice. “Dopo quello che è successo non guiderò più“, ha promesso. L’imprenditore albanese ha 35 anni. Fino a ieri era indagato in stato di libertà per omicidio colposo, lesioni colpose e guide in stato di ebbrezza. Oggi è finito in manette.In un’intervista al quotidiano “La Stampa“, Beti aveva dichiarato: “Voglio far sapere ai familiari dei ragazzi deceduti e a tutti quelli che stanno soffrendo per questa immane tragedia che sono disperato, piango e piangerò sempre per loro”. Aggiunge inoltre di non ricordare nulla dello scontro ma che può affermare che nella sua vita percorreva oltre 6mila chilometri all’anno, senza avere mai incidenti. E’ un uomo pentito, dice di non volere guidare più, perché ha spezzato due vite: “la mia e quella della mia famiglia“. Non sappiamo se le sue parole, piene di pentimento, siano vere. Non possiamo nemmeno sapere se le famiglie spiazzate dal dolore della perdita dei propri figli possano accettare le dichiarazioni di Ilir Beti, che afferma di non riuscire più a dormire:
E’ una tragedia troppo grande per me, vivo nella disperazione, la mia condotta era sempre stato buona, non ha più senso la mia esistenza“, conclude.

 



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