Attualità Italiana

Giulio Cesare Morrone confessa delitto della moglie ma il reato è prescritto

Giulio Cesare Morrone confessa il delitto della moglie, Teresa Bottega. Per lui neanche un giorno di carcere, il reato è prescritto


La giustizia dovrebbe compiere il suo corso, ma non sempre è così, se il reato è prescritto. Questo è quanto avvenuto a Giulio Cesare Morrone, il quale ha confessato il delitto della moglie Teresa Bottega. L’omicidio della donna era avvenuto nell’anno 1990, e l’uomo ha confessato il delitto della moglie dopo ben 22 anni. Ma ormai è troppo tardi: neanche un giorno di carcere, il reato è prescritto. A prendere questa decisione è stato il giudice Gianluca Sarandrea. Nel corso del processo con rito abbreviato, che ha avuto luogo quest’anno, non ha riconosciuto i futili motivi per questo delitto.

L’aggravante in questione avrebbe fatto sì che il reato non potesse essere prescritto, e lo dice il Codice Penale, articolo 157: la prescrizione non c’è nel caso di reati che prevedono una condanna all’ergastolo. Dunque questo ha portato al paradosso in questione. Un uomo confessa il delitto della moglie ma non sconterà alcuna pena perché il reato è stato prescritto.

In quel lontano 1990, la prima conclusione alla quale arrivarono le indagini fu quella che questa donna, Teresa Bottega, 35 anni, si fosse allontanata di sua spontanea volontà a causa dei problemi coniugali con quello che si sarebbe scoperto più tardi essere il suo assassino: Giulio Cesare Morrone. La scomparsa di Teresa venne denunciata dalle sue sorelle solo sette mesi dopo, nell’ottobre dello stesso anno. Ma in quel caso il marito smentì che la donna fosse scomparsa, in quanto era solita allontanarsi a seguito delle loro liti.

Solo dopo tutti questi anni si è scoperta la verità. Morrone confessa il delitto della moglie, in un primo momento solo al prete, per poi confermarlo davanti agli inquirenti. Ma per lui nessuna pena, nemmeno un giorno di carcere. Il reato è prescritto. I familiari della donna sono amareggiati, e dicono che quest’uomo si è goduto la vita.

Si tratta dell’ennesimo paradosso italiano. Neanche con la certezza del delitto, addirittura confessato dall’artefice, si va in carcere. Un altro omicidio rimane impunito, nonostante si sia in presenza di un’ammissione volontaria.



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