Economia

Crisi, boom di fallimenti nel 2013: hanno chiuso 10mila aziende

Nel 2013 c’è stato un boom di fallimenti a causa della crisi: hanno chiuso circa 10mila aziende


La crisi è grave per tutti i settori. Il lavoro è precario per i dipendenti, ma anche gli imprenditori non se la passano bene. nel 2013 è stato boom di fallimenti: hanno chiuso ben 10mila aziende. Le ditte chiudevano anche in passato, ma il ricambio ha sempre fatto sì che il mercato continuasse ad autoregolamentarsi. Stavolta no. Le aziende chiudono e non ne riaprono di nuove. A eccezione di quelle pubbliche e partecipate dallo Stato e dagli enti locali. Queste ultime sono in aumento, ma la maggior parte sono inutili. Servono soltanto a mantenere saldi sulle loro poltrone politici “trombati”, impiegati che tramite il voto di scambio hanno trovato lavoro e amministratori portatori di molteplici conflitti di interesse. Tuttavia, il destino di queste aziende (costano ben 15 miliardi allo Stato) non viene intaccato e il Governo ignora la questione. In questa Italia dove solo i più furbi traggono vantaggio dalla crisi, soltanto nel 2013 hanno chiuso circa 10mila aziende: un boom di fallimenti da record. D’altronde, nel nostro Paese abbondano i record negativi. Vediamo i settori più colpiti. A rimetterci maggiormente sono state le industrie dei servizi (con un aumento dei fallimenti del 14%), seguite dalla manifattura (+11%) e dall’edilizia (+9,7%). La Lombardia detiene il numero maggiore di fallimenti (2.250 nei primi nove mesi), con un aumento del 13%. Peggiora la tendenza in Emilia Romagna, Veneto (+19% per entrambe le Regioni) e Lazio (+15%). Male anche il Sud. I dati sono forniti dal Cerved, società specializzata nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito. Ci sarà la paventata ripresa prospettata da taluni politici nel 2014? La risposta è no. I consumi sono in calo e le tasse non aiutano la ripresa del settore del commercio. Insomma, la crisi è ben lontana dal terminare e soltanto nel 2013 c’è stato un boom di fallimenti con 10mila aziende che hanno chiuso i battenti. Il nord anche dimostra di non essere più immune alle ricadute del mercato e come al solito la parte più vulnerabile della nazione, il sud, ci rimette più di tutti.



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