Economia

Oxfam: 85 persone detengono metà del patrimonio mondiale

Nelle tasche di 85 super ricchi sta il 50% della ricchezza mondiale. Disuguaglianza sociale a livelli record e democrazia in pericolo


Il potere nelle mani di pochi. Nelle tasche di 85 super ricchi, sta il 50% della ricchezza mondiale. Il 20 gennaio scorso è stato diffuso da Oxfam il rapporto di ricerca Working for the Few, uno studio che ha dimostrato quanto, l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici ad opera dei ceti più abbienti che tra l’altro, piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza.

Negli ultimi trenta anni, la “ricchezza dei pochi” è aumentata ovunque in tutto il mondo. Di pari passo, è aumentato anche il numero dei poveri. Questa situazione si è attestata sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. L’Oxfam – informa l’agenzia di stampa Asca – ha condotto emblematiche interviste in India, Spagna, Sud Africa, Stati Uniti e Gran Bretagna ed il concetto che più di tutti è stato ribadito è il seguente: le leggi sono scritte e concepite per favorire i più ricchi. Alessandro Robecchi de Il Fatto Quotidiano ha cercato di descrivere le cause di questa preoccupante situazione: “Come sia stato possibile non è un mistero. Lo smantellamento di qualunque ideologia dell’uguaglianza e la sua applicazione politica (da Reagan alla Thatcher, alle scuole economiche iperliberiste che tanto piacciono alla destra, ma anche a sinistra), per dirne una”. Il giornalista richiama inoltre il potere politico delle multinazionali e si domanda: “Immaginate di essere voi, normali contribuenti, a poter dettare le regole dello Stato in cui operate […], comodo no? Voi non potete, un grande marchio sì”. In Africa, per esempio, proprio le grandi multinazionali sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà.

“Il rapporto – afferma Winnie Byanyma, direttrice di Oxfam International – dimostra, con esempi e dati provenienti da molti paesi, che viviamo in un mondo nel quale le élite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici, rinforzando un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole. Un sistema che si perpetua, perché gli individui più ricchi hanno accesso a migliori opportunità educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali più vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli”.

Il rapporto Oxfam è molto chiaro – “Sin dalla fine del 1970, la tassazione su ricchi è diminuita in 29 paesi su 30“. In molti paesi, in sostanza, i ricchi guadagnano di più e pagano meno tasse. “Se non combattiamo la disuguaglianza – afferma ancora Byanyma – non solo non potremo sperare di vincere la lotta contro la povertà estrema, ma neanche di costruire società basate sul concetto di pari opportunità, in favore di un mondo dove vige la regola dell’asso pigliatutto”.

Eppure, qualcuno affermava che “se aumenta la ricchezza diminuisce la povertà”, che “il ricco dà lavoro e migliorerà le condizioni del povero”. Nella sostanza, invece, i pochi ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. La disuguaglianza incalza. E la disuguaglianza crea problemi: il World Economic Forum ha posto le disparità di reddito diffuse come il secondo maggiore pericolo nei prossimi 12-18 mesi, mettendo in guardia su come stia minando la stabilità sociale e “minacciando la sicurezza su scala globale”.

Nella lotta di classe i super ricchi hanno vinto. Ma la partita, forse, non è ancora finita.

 



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