Economia

L’Ue boccia ancora l’Italia: debito pubblico troppo alto e ripresa lenta

Italia declassata ancora dall'Unione Europea. Il debito pubblico e la lenta ripresa del nostro Paese preoccupa i vertici di Bruxelles che temono un'effetto domino sulle altre nazioni dell'Eurozona


Ancora una volta l’Italia e sotto il mirino dell’Unione Europea. Le pagelle redatte dall’Ue sulla competitività dei Paesi dell’Eurozona sono piuttosto severe e da Bruxelles si teme un effetto domino.

L’Italia è uno tre dei paesi europei, assieme a Croazie e Slovenia, che soffrono di uno “squilibrio macroeconomico eccessivo”. L’Unione Europea ha pertanto invitato l’Italia, ancora una volta, ad intervenire urgentemente su debito e competitività, anche per evitare un contagio al resto dell’Eurozona. Servono insomma riforme efficaci e un intervento di manutenzione sui conti pubblici, visto che “l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare insufficiente”. Il nostro Paese è stato declassato dal gruppo dei “sistemi sbilanciati” a quello dei “gravemente sbilanciati”. Una patata bollente capitata nelle mani del nuovo premier Matteo Renzi. Il verdetto dei tecnici di Olli Rehn, responsabile Ue per l’economia, ha infatti lasciato intendere che la strategia degli ultimi governi non è stata sufficiente e occorre fare di più.

Nel dettaglio – “Gli stati stanno compiendo dei progressi, ma in mondo non omogeneo – si legge nel documento redatto dalla Commissione -, i Paesi in difficoltà richiedono quindi un’azione politica senza interruzione”. È stato poi sottolineato che i progressi sul fronte dei conti pubblici “sono stati significativamente ridotti”. Ora ci si chiede come sia possibile favorire le prospettive di crescita nel medio termine. Il suggerimento sarebbe quello di intervenire sul debito pubblico e privato in un contesto di inflazione molto bassa, facilitare l’accesso al credito delle imprese affidabili e ridurre l’eccessivo livello di indebitamento.  “L’Italia deve affrontare il debito pubblico molto alto e la debole competitività esterna: entrambe le cose hanno radici della protratta e fiacca crescita della produttività e richiede URGENTE attenzione politica. C’è bisogno di un’azione decisiva che riduca il rischio di effetti negativi sul funzionamento dell’economia e dell’Eurozona. Un dato particolarmente importante data la misura dell’economia italiana”. Il documento rileva infine che “l’alto debito pubblico costituisce un pesante fardello per l’economia, soprattutto in un contesto di crescita cronicamente bassa e di inflazione contenuta. Ottenere e mantenere un avanzo primario molto alto – sopra la media storica – e perseguire una crescita robusta sarà una sfida importante”.

La richiesta dell’Ue – Con ogni probabilità, l’Unione Europea chiederà al nuovo governo di Renzi un piano di azioni correttive da presentare in giugno che comprenda i termini di attuazione delle nuove misure. Il Consiglio europeo di fine giugno è pertanto il punto di partenza per attuare tali “azioni correttive”. Bruxelles contesta all’Italia moltissime cose, ma non è una novità: dall’eccessivo livello di tassazione fiscale, all’evasione fuori norma, dalla strategia di imposte sul lavoro non sufficientemente vincolata alla produttività, alla pubblica amministrazione caotica, dalla giustizia civile lenta e incerta, al mercato interno da liberalizzare. Tanti, troppi tasselli da sistemare nel breve periodo. Un’impresa titanica.

Se non dovessimo farcela – Qualora le direttive vengano nuovamente violate, la Commissione Europea potrebbe imporre un’ammenda dello 0,1% di Pil all’anno, ovvero, nel nostro caso, 1,5 miliardi ogni dodici mesi. Conseguenza disastrosa e probabilmente fatale. A meno ché non si esca dall’Eurozona…

 



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