Attualità Italiana

L’intervista di Papa Francesco a Che tempo che fa: riflessioni importanti, senza dimenticare l’ironia

Una lunga intervista a Che tempo che fa per Papa Francesco con Fabio Fazio: le sue parole

papa francesco che tempo che fa

E’ stato un momento davvero molto forte quello che Fabio Fazio ha regalato al pubblico di Rai 3 con una straordinaria puntata di Che tempo che fa. Papa Francesco non ama la tv, ha raccontato di non guardarla mai, per un voto fatto sin dal lontano 1996. Ma ci sa stare benissimo in quello schermo che ieri probabilmente è entrato in milioni di case, in Italia e poi nel mondo. Non sono mancate le emozioni ma anche l’ironia tra una riflessione e l’altra con Papa Francesco che ha spiegato quanto lui sia umano, proprio come noi, un uomo che sopporta come tutti tante cose ma senza dimenticare che ci sono persone che vivono quotidianamente delle sofferenze certamente maggiori e hanno cose ben più difficili da sopportare delle sue. Con tanta ironia ha fatto anche un salto nei ricordi, nella sua infanzia, parlando di quando da bambino pensava che sarebbe diventato un macellaio, perchè vedeva sempre un uomo pieno di soldi da mettere in tasca e da buon ligure aveva capito che quello poteva essere un bel mestiere per fare soldi.

Ma sono state tante le riflessioni che Papa Francesco ha fatto dallo studio di Che tempo che fa, le frasi piene di saggezza che ha condiviso con il pubblico e le analisi dell’attualità, di questo periodo complicato che stiamo vivendo.

La posizione di Papa Francesco sui migranti

Rispondendo alla domanda di Fabio Fazio, il pontefice ha spiegato:

Quello che si fa con i migranti è criminale. Per arrivare al mare soffrono tanto. Ci sono dei filmati sui lager, e uso questa parola sul serio, lager, nella Libia, lager dei trafficanti. Quanto soffrono nelle mani dei trafficanti coloro che vogliono fuggire. Se volete vedere questi filmati, sono nella sezione migranti e rifugiati del Dicastero dello Sviluppo Umano. Soffrono e poi rischiano per attraversare il Mediterraneo. Poi, alcune volte, sono respinti, per qualcuno che per responsabilità locale dice ‘No, qui non vengono’; ci sono queste navi che girano cercando un porto, che tornano o che muoiono sul mare. Questo succede oggi. Una cosa è vera: ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere; questo è un problema di politica interna che deve essere pensato bene e dire ‘Io posso fino a questo numero’. C’è l’Unione Europea, bisogna mettersi d’accordo, così si fa l’equilibrio, in comunione. Adesso c’è l’ingiustizia: vengono in Spagna e in Italia, i due Paesi più vicini, e non li ricevono altrove. Il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato. Accolto perché c’è la difficoltà, poi accompagnarlo, promuoverlo e integrarlo nella società. Quest’ultimo aspetto è molto importante. Pensate alla tragedia di Zaventem, questo l’ho detto tante volte, i ragazzi che hanno fatto quello erano belgi, nati in Belgio, ma figli di migranti ghettizzati, non integrati. Lì crescono le ideologie, tanto. Ci sono Paesi che con il calo demografico che vivono, penso alla Spagna, all’Italia e altri, hanno bisogno di gente. Un migrante integrato aiuta quel Paese. Dobbiamo pensare intelligentemente alla politica migratoria, una politica continentale. È una responsabilità nostra. Il fatto che il Mediterraneo sia oggi il cimitero più grande d’Europa ci deve far pensare. Credo che questo sia realismo puro”.

Papa Francesco parla delle guerre nel mondo

La guerra è un controsenso della creazione; nella Bibbia è curioso: Dio crea l’uomo e la donna, andate in tutto il mondo, lavorate, fate figli, possedete la Terra. E subito dopo, una guerra fra fratelli. Uno cattivo contro un innocente, per invidia; e poi una guerra culturale, diciamo così, con la torre di Babele… subito vengono le guerre. C’è come un anti senso della creazione, per questo la guerra è sempre distruzione. Per esempio, lavorare la terra, curare i figli, portare avanti una famiglia, far crescere la società: questo è costruire. Fare la guerra è distruggere. È una meccanica di distruzione.

Come sarà la chiesa del futuro secondo Papa Francesco

Le parole del Papa sul futuro della Chiesa:

Io immagino la Chiesa del futuro come l’ha immaginata San Paolo VI dopo il Concilio, con l’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi. Poi io ho ne ho fatta un’altra, che si chiama Evangelii Gaudium, ma non è tanto originale, è un plagio di Evangelii Nuntiandi. Io ho solo cercato di indicare la strada della Chiesa verso il futuro: una Chiesa in pellegrinaggio. E oggi il male più grande della Chiesa, il più grande, è la mondanità spirituale. Una Chiesa mondana. Un grande teologo, il cardinale de Lubac, diceva che la mondanità spirituale è il peggio dei mali che possono accadere alla Chiesa, peggio ancora del male dei Papi libertini. Peggio ancora, dice, peggio ancora. E questa mondanità spirituale dentro la Chiesa fa crescere una cosa brutta, il clericalismo, che è una perversione della Chiesa. Il clericalismo che c’è nella rigidità, e sotto ogni tipo di rigidità c’è putredine, sempre. Queste sono le cose brutte che succedono oggi nella Chiesa, la mondanità spirituale che crea questo clericalismo e che porta a posizioni rigide, ideologicamente rigide, e l’ideologia prende il posto del Vangelo. Sugli atteggiamenti pastorali ne dico solo due, che sono vecchi: il pelagianesimo e lo gnosticismo. Il pelagianesimo è credere che con la mia forza posso andare avanti. No, la Chiesa va avanti con la forza di Dio, la misericordia di Dio e la forza dello Spirito Santo. E lo gnosticismo, quello mistico, senza Dio, questa spiritualità vuota… no, senza la carne di Cristo non c’è intesa possibile, senza la carne di Cristo non c’è redenzione possibile. Dobbiamo tornare al centro un’altra volta: “Il verbo si è fatto carne”. In questo scandalo della croce, del verbo incarnato, c’è il futuro della Chiesa”.

Fabio Fazio ha chiesto poi di poter fare delle domande personali, chiedendo quindi al pontefice se abbia o meno degli amici nella sua vita:

Sì, ho degli amici che mi aiutano, conoscono la mia vita come un uomo normale, non che io sia normale, no. Io ho delle mie anormalità eh, ma come un uomo comune che ha degli amici; e a me piace stare con gli amici qualche volta a raccontare cose mie, ascoltare quelle di loro, ma anzi io ho bisogno degli amici. Per questo uno dei motivi per i quali io non sono andato ad abitare nell’appartamento pontificio, perché i papi che c’erano prima erano Santi e io non me la cavo, non sono tanto Santo. Ho bisogno dei rapporti umani, per questo abito in questo albergo di Santa Marta dove si trova gente che parla con tutti, trovi degli amici. È una vita per me più facile, l’altra non me la sento di farla, non ho le forze e le amicizie a me danno forza. Anzi, ho bisogno degli amici, sono pochi eh, sono pochi ma veri”.

E poi il conduttore di Che tempo che fa ha domandato al Papa che disco era andato a comprare la sera che per caso, era stato fotografato fuori da un negozio di musica:

La curiosità è lecita, tutti siamo curiosi… Prima di tutto non sono andato a comprare. Queste persone sono amici miei da anni, hanno risistemato il negozio. Sono andato a benedire il nuovo negozio. Gli voglio bene, siamo amici. Era di notte, era scuro, proprio lì c’era un giornalista che aspettava un amico per prendere un taxi… per questo la notizia è uscita. È vero che ascolto musica, mi piacciono i classici, tanto. Anche il tango mi piace tanto

Una riflessione sull’emergenza ambientale

Stiamo vedendo questa realtà un po’ dappertutto, pensiamo in Amazzonia, la deforestazione. Sappiamo cosa significa una politica di deforestazione: meno ossigeno, cambiamento climatico, morte della biodiversità, uccidere la Madre Terra. Significa non avere quel rapporto che hanno quei popoli aborigeni, originari, che loro chiamano ‘il buon vivere’, che non è la buona vita, ma vivere in armonia con la Terra. Ho ascoltato una canzone bellissima di Roberto Carlos poco fa: ‘Papà, perché il fiume non canta più?’ ‘La verità, figlio mio, è che il fiume non c’è più. Lo abbiamo finito noi’. Questo è un dramma. Il capo degli scienziati italiani in un convegno che si è tenuto qui in Vaticano alcuni mesi ha detto: ‘La mia nipotina, nata alcuni giorni fa, se le cose non cambiano, dovrà vivere entro 30 anni in un mondo inabitabile’. (Dobbiamo) metterci questo in testa: prenderci a carico la Madre Terra. I pescatori di San Benedetto del Tronto che sono venuti da me hanno trovato in un anno 3 milioni di tonnellate, o comunque una quantità enorme, di plastica. Poi sono tornati e mi hanno parlato del doppio ma si sono organizzati e prendono ogni rifiuto dal mare per pulirlo, perché sentono che il mare è cosa loro, sono entrati in sintonia con la Terra e l’hanno curata. Buttare via plastica in mare è criminale, questo uccide la biodiversità, la Terra, tutto. Prendersi cura del Creato è un’educazione che dobbiamo imparare.

Sull’inspiegabile sofferenza degli innocenti

 È vero, Dio ci dà la libertà, e tanti mali vengono proprio perché l’uomo ha perso la capacità di seguire le regole, ha cambiato la natura, ha cambiato tante cose, e anche per le proprie fragilità umane. E Dio lascia che questo vada avanti. Per me, una domanda a cui non sono mai riuscito a rispondere e che alcune volte mi scandalizza un po’ è: “Perché soffrono i bambini? Perché soffrono i bambini?”. Io non trovo spiegazioni a questo. Io ho fede, cerco di amare Dio che è mio padre, ma mi domando: “Ma perché soffrono i bambini?”. E non c’è risposta. Lui è forte, sì, onnipotente nell’amore. Invece l’odio, la distruzione, sono nelle mani di un altro che ha seminato per invidia il Male nel mondo. Ma il Signore rispetta fino alla fine, accompagna sempre, rispetta. E poi ha lasciato che suo figlio morisse così e lo ha lasciato andare. È un esempio di come è Dio: non è crudele, è un mistero forse che noi non capiamo bene, ma nel rapporto di Dio padre con suo figlio possiamo vedere bene cosa c’è nel cuore di Dio quando succedono queste cose. Dio è forte, è onnipotente, nell’amore. Con le cose sbagliate c’è una curiosità che mi è sempre tornata: con il Male non si parla. Dialogare con il Male è pericoloso. E tanta gente va, cerca di dialogare con il Male – anche io mi sono trovato in questa situazione tante volte – ma mi chiedo perché, un dialogo con il Male, è una cosa brutta quella. Gesù non ha mai dialogato con il Diavolo, mai, mai! E quando ha dovuto rispondere, nel deserto, gli ha risposto con la risposta di Dio, tre situazioni della Bibbia, ma mai lo ha fatto entrare, o lo caccia via o gli risponde con la Bibbia. Ma il dialogo con il Male non va bene, questo vale per tutte le tentazioni. E quando ti viene questa tentazione, “perché soffrono i bambini?”, io trovo una sola strada: soffrire con loro. E per me in questo è stato un gran maestro Dostoevskij.

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