Attualità Italiana

Martino Benzi e i biglietti per spiegare la strage di Alessandria ma non ci sono parole per spiegare 3 omicidi

Avrebbe provato più volte a spiegare su un biglietto, quello che è scattato nella sua testa: Martino Benzi e il biglietto dopo la strage di Alessandria

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Lo ha scritto in un biglietto, Martino Benzi, quello che ha fatto. Ha cercato di dare un senso a tre omicidi e un suicidio. Ha cercato di dare un senso alla strage familiare che ha sconvolto Alessandria.

Come si può uccidere un figlio di 17 anni mentre dorme, come si può avere il coraggio di uccidere la propria moglie malata? Come si può avere la forza di mettersi al computer, cercare le parole giuste per scrivere un biglietto di addio, cercando una spiegazione che non c’è. Perchè non c’è nulla che spieghi una strage familiare come quella di ieri ad Alessandria. O forse una spiegazione c’è, è da ricercare nel disagio di un uomo che ha pensato che la sola cosa da fare potesse essere quella di uccidere tutti, persino sua suocera che doveva essere al sicuro in una RSA e poi togliersi la vita. Ha provato più volte a spiegarlo a tutti, perchè voleva che anche quell’atto finale, fosse perfetto, lui che del controllo e dell’essere maniacale aveva fatto uno stile di vita.

Martino Benzi un biglietto per spiegare quello che nessuno può spiegare

Martino Benzi si è congedato dal mondo con queste parole: «Sono rovinato, non c’è via scampo. La colpa è soltanto mia». Come se ci fossero dubbi sul fatto che la colpa di tre omicidi sia di un assassino che ha ucciso prima sua moglie, che con grande probabilità si è anche resa conto di quello che stava accadendo. Poi è andato nella stanza da letto dove suo figlio di 17 anni stava dormendo e lo ha ucciso. Poi si è accomodato su una sedia, ha provato a scrivere il biglietto perfetto. Lo avrebbe fatto più volte, questo emerge dalla ricostruzione fatta da La stampa. Diversi i tentativi per spiegare quello che non si può spiegare.

Si è cambiato Martino Benzi, si è lavato, ha indossato degli abiti puliti ed è andato nella RSA chiedendo di poter fare visita a sua suocera. L’ha portata fuori, in giardino, e poi l’ha uccisa con una coltellata alla gola. Ha usato la stessa arma per togliersi la vita. E tutto è finito. La sua famiglia, il dolore, la sua vita.

Sono tutti sconvolti ad Alessandria, dicono che mai si sarebbero aspettati qualcosa di simile. Ma sono tutti conoscenti, nessun amico vero che possa raccontare quello che davvero stava succedendo nella vita di Martino Benzo. Lo descrivono come un uomo pacato e sorridente, i condomini del palazzo in cui viveva. Ma sanno poco di lui. A parlare è invece il suo blog, fermo però dal 2013. 10 anni di silenzio, tanti interventi sui social ma poche persone oggi ci dicono davvero chi era Martino Benzi.

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