Attualità Italiana

Castel d’Azzano, per la procura è strage: nel video Maria Grazia con la molotov in mano

Per la procura non ci sono dubbi: quella di Castel d'Azzano è una strage. Nei video le mosse di Maria Grazia Ramponi

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Emergono nuovi e inquietanti particolari sull’inchiesta relativa alla tragedia di Castel d’Azzano (Verona), dove tre carabinieri dei reparti speciali hanno perso la vita durante un blitz. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, le immagini delle bodycam degli agenti avrebbero immortalato Maria Grazia Ramponi mentre impugnava una molotov, accendeva la miccia con un accendino e innescava così la devastante esplosione dell’edificio, saturo di gas.

Castel d’Azzano: le immagini e i momenti prima della deflagrazione

Nei video registrati, la donna appare concitata: pronuncia frasi sconnesse e insulti rivolti agli uomini delle forze speciali, che avanzavano verso di lei indossando tute nere rinforzate dal kevlar. Pochi istanti dopo, l’inferno. Le fiamme hanno inghiottito la cascina mentre intonaci, tegole e detriti venivano scagliati in ogni direzione come proiettili. Testimoni e soccorritori parlano di un forte sibilo — quello tipico dello svuotamento delle bombole — udito pochi secondi prima della deflagrazione. Un odore pungente di gas aveva già invaso l’aria intorno al casolare, presagio del dramma imminente.

Il ruolo dei fratelli Ramponi

I due fratelli della donna, Dino e Franco Ramponi, si erano rifugiati in una sorta di cantina adiacente alla cascina. Quando gli uomini dei reparti speciali si sono avvicinati all’uscio, è avvenuta l’esplosione che ha fatto crollare lo stabile e il pavimento del primo piano. Dino è stato subito immobilizzato, mentre Franco è stato catturato poco dopo nei campi vicini.

Secondo gli inquirenti, Maria Grazia Ramponi avrebbe avuto un ruolo dominante all’interno del nucleo familiare, al punto da convincere i fratelli ad allontanarsi mentre lei portava a termine quello che definiva un atto di “immolazione”. Gli investigatori ipotizzano che fosse lei la vera “capofamiglia” e l’artefice della tragedia.

“L’abbiamo salvata noi”: il racconto di un carabiniere

Nonostante tutto, Maria Grazia Ramponi è stata tratta in salvo dai militari che lei stessa aveva contribuito a colpire. “È l’autrice della strage — racconta un graduato dell’Arma presente sul posto — eppure noi l’abbiamo salvata, portandola via da quelle macerie pericolanti”. La donna, ferita ma non in pericolo di vita, è ora al centro delle indagini dopo quanto successo a Castel d’Azzano.

Strage Castel d’Azzano: le parole del procuratore

Il procuratore Raffaele Tito ha sottolineato la gravità dell’atto compiuto: “Chi decide di buttare una bomba in uno stadio non vuole uccidere solo l’arbitro o l’allenatore, ma tutti. A Castel d’Azzano è successa la stessa cosa: poteva morire chiunque si trovasse nei pressi del casolare, compresi i vicini.

Le indagini proseguono per chiarire le motivazioni che hanno spinto Maria Grazia Ramponi a un gesto tanto estremo e per definire con precisione il ruolo dei fratelli nella tragedia che ha scosso l’intera comunità veronese.

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