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Crollo di Dacca, centinaia i morti: scontri in Bangladesh

Tragedia in Bangladesh: nel crollo di un palazzo muoiono più di 300 persone. Adesso è polemica


Chiedono il miglioramento delle condizioni lavorative e condanne per i responsabili del disastro avvenuto a Savar, periferia della capitale del Bangladesh. A causa del crollo dell’edificio di otto piani, adibito al lavoro tessile, hanno perso la vita quasi 400 persone. Gli operai del settore tessile del Bangladesh adesso si fanno forza e protestano contro i proprietari delle fabbriche per cui lavorano. Gli stessi proprietari avevano concesso qualche giorno di riposo e di ferie per evitare l’insorgere di problemi e l’alimentarsi delle proteste, ma è servito a ben poco. Dopo alcuni precedenti arresti, questa mattina nella zona industriale di Ashulia, alle porte della capitale, iniziano ad avanzare le proteste. La televisione locale “Private Indipendent” ci comunica che a prendere parte e a occupare le strade sono circa 15mila. Hanno bloccato le strade, alcuni hanno dato fuoco a delle macchine, danni anche a un’ambulanza. Vogliono denunciare le mancate responsabilità politiche: l’edificio era stato fatto costruire illegalmente. La polizia, cercando di placare la folla infuriata e di disperdere tra loro i manifestanti, ha lanciato proiettili di gomma e gas lacrimogeni.
Nel frattempo le autorità del Bangladesh hanno informato dell‘arresto del proprietario dell’edificio di otto piani crollato. Altri scontri hanno avuto luogo nel sito industriale di Savar, dove sono stati fermanti due proprietari di altrettante fabbriche installate nell’edificio crollato: due ingegneri della municipalità il cugino e la moglie del proprietario latitante dello stabile. La tragedia fin’ora conta i 381 morti e un migliaio di feriti gravi. Decine di persone hanno subito l’amputazione degli arti per sottrarli alle macerie. Molti i dispersi. Le vittime in maggioranza sono donne. I sindacati annunciano che se entro le prossime ore non verranno arrestati i responsabili della tragedia, avrà luogo uno sciopero generale. Un cittadino sul posto ha dichiarato: «Poco fa ho parlato al telefono con mia moglie, è viva, è sdraiata dietro a un bagno con tre altre persone, Humayun, Marzina e un’altra ragazza, sono vive».



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