Economia

Italia: i dati istat sulla discoccupazione sono allarmanti

E’ allarme per i giovani in cerca di lavoro, lo confermano i dati Istat. Nella media del 2010 il tasso di disoccupazione è balzato all’8,4% dal 7,8% del 2009. Istat, sottolinea che è il dato medio annuo più alto dall’inizio delle serie storiche omogenee, ovvero dal 2004. A febbraio gli occupati sono 22,814 milioni, in […]


E’ allarme per i giovani in cerca di lavoro, lo confermano i dati Istat.

Nella media del 2010 il tasso di disoccupazione è balzato all’8,4% dal 7,8% del 2009. Istat, sottolinea che è il dato medio annuo più alto dall’inizio delle serie storiche omogenee, ovvero dal 2004. A febbraio gli occupati sono 22,814 milioni, in aumento dello 0,1% (17 mila unità) rispetto a gennaio 2011. Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione è, però, in calo dello 0,3% (-65 mila unità). La diminuzione, sottolinea l’Istat, riguarda la sola componente maschile.

Il tasso di occupazione è così pari al 56,7%, invariato rispetto a gennaio e in calo di 0,3 punti rispetto a febbraio 2010. Quanto ai disoccupati, il loro numero, pari a 2,088 milioni, registra una diminuzione del 2% (-43 mila unità) rispetto a gennaio. Sia la componente maschile sia quella femminile risultano in flessione. Su base annua la diminuzione del numero di disoccupati è dell’1% (-21 mila unità). Inoltre, gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dello 0,1% (21 mila unità) rispetto al mese precedente. Mentre il tasso di inattività, dopo la crescita dei tre mesi precedenti, resta stabile al 38%.

Il tasso di disoccupazione nel quarto trimestre del 2010 si è portato a quota 8,7%, era stato pari all’8,6% nello stesso periodo del 2009. Lo comunica sempre l’Istat in base a dati non destagionalizzati. Un aumento modesto, sottolinea l’Istituto, dovuto per gran parte a persone che hanno perso il precedente lavoro. Tornando alla media del 2010 e puntando l’attenzione sui giovani, il tasso di disoccupazione giovanile cresce di 2,4 punti percentuali, portandosi, nella media del 2010 al 27,8%, con un massimo del 40,6% per le donne residenti al sud.

Sara Moretti



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