Economia

Pensioni quota 100 ultime notizie, le donne sono penalizzate

Secondo le ultime notizie riguardo le pensioni quota 100, sarebbero poche le donne ad aver accumulato 38 anni di contributi al compimento dei 62 anni di età

pensioni quota 100


La misura delle pensioni quota 100 continua a far discutere e a non convincere. Secondo le ultime notizie, a quanto pare le donne sarebbero penalizzate da questo meccanismo. La manovra del governo giallo-verde andrebbe quasi totalmente a vantaggio degli uomini. Sebbene le pensioni quota 100 siano uno dei cavalli di battaglia della manovra di bilancio 2019, sono ancora molti i punti da considerare. In effetti al compimento dei 62 anni di età sono poche le donne che riescono ad aver maturato 38 anni di contributi. Insomma, potrebbe essere discriminatoria questa misura?

PENSIONI QUOTA 100, UNA MISURA CHE VA A VANTAGGIO SOLO DEGLI UOMINI?

Stando alle prime ipotesi sulle pensioni quota 100, questa misura andrebbe a vantaggio di alcune categorie penalizzandone altre, tra cui le donne. Come vi abbiamo anticipato, è difficile che si arrivi all’età di 62 anni con 38 anni di contributi alle spalle. Cosa molto più semplice però per gli uomini, soprattutto se residenti in determinate zone d’Italia. Gli uomini a poter beneficiare di questa misura sarebbero in particolare dipendenti del settore pubblico e/o residenti al Nord Italia.

Attualmente, prendendo in considerazione i titolari della pensione, 5,2 milioni di assegni vanno a persone di sesso maschile e 4,1 alle donne. Inoltre quest’ultime riescono ad andare in pensione, nella maggior parte dei casi, solamente raggiungendo il limite di età, che nel 2019 sarà di 67 anni. Per quale motivo?

Il problema dell’occupazione femminile in Italia non è di certo nuovo. Molte donne, a causa della discontinuità nel versamento dei contributi, si ritrovano a non poter andare in pensione anticipata. In effetti se si analizzano i dati relativi alle pensioni di anzianità e a quelle anticipate, il tasso di mascolinità è pari al 77,5%.

Nel contratto di governo risulta comunque che la cosiddetta “opzione donna” venga prorogata utilizzando le risorse disponibili. Con essa le lavoratrici, al compimento di 57-58 anni di età con 35 anni di contributi, possono andare in pensione anticipata. Si tratta di una misura sperimentale. Secondo i dati dell’Inps, nel 2016 con l’opzione donna sono state pagate circa 28mila pensioni, con un costo pari a 120 milioni.

Ma perché le donne non possono ottenere la pensione anticipata? Tutto dipende dalla loro scarsa partecipazione al mercato del lavoro. Questo riguarda in particolar modo il Sud Italia, ma non solo. Nel 2017 il tasso di occupazione femminile era pari al 49% rispetto al 67,1% degli uomini. Ciò accade in molti casi perché le donne spesso decidono di dedicarsi alla famiglia in quanto lavorare non conviene a causa delle spese da sostenere.



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