La storia di Renato: da imprenditore a clochard
Renato era un imprenditore tessile: nel giro di quattro anni ha perso tutto, anche la moglie.
Spesso ci fermiamo a raccontare storie di tutti i giorni, che per un motivo o per un altro, non fanno notizia, ma che noi vogliamo far conoscere ugualmente. Perché tutti restano più o meno indifferenti, passando davanti ad un barbone, ad un clochard. In pochi si chiedono come ci è arrivato per strada, se è stata una scelta di vita o se è stata la vita a scegliere per lui. La storia di Renato è la storia di un imprenditore finito nel giro di pochissimo tempo sul lastrico, e finito per strada. Renato ha 53 anni, compiuti lo scorso 20 dicembre, giorno in cui è stato multato allo scalo di Linate per «aver svolto attività di commercio su area pubblica senza autorizzazione». Renato dovrà pagare circa tremila euro, soldi che ovviamente non ha. È senza fissa dimora, è stato “adottato” dai tassisti milanesi, se così possiamo dire. «Per cercare di tirare avanti vendo loro piccoli oggetti – racconta Renato – come tagliaunghie, piccole lenti di ingrandimento, torce». I tassisti del capoluogo lombardo hanno preso a cuore la sua situazione: «È una brava persona – dice Marco Marani, vicepresidente Unica Filt-Cgil – non fa nulla di male, non ruba. Sta semplicemente cercando di avere una seconda possibilità». Renato vive così, cercando un euro per comprare un pezzo di pane. Cerca di fare quello che gli riesce meglio, ovvero il commerciante, anche se non è più un imprenditore tessile, come lo era in passato, prima di finire in mezzo alla strada.
In quattro anni la vita a Renato ha tolto tutto, anche la moglie, che è morta. «Guai a chi mi tocca i tassisti – dice oggi – sono la mia famiglia, altro che lobby. A casa di uno di loro ho passato anche la vigilia di Natale»
La storia di Renato commuove tutti, perché sappiamo quanti “Renato” ci sono, in ogni città del nostro Paese, sulle panchine, sotto i portici, nelle stazioni.
Foto: Ansa
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