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Mercurio proibito in tutto il mondo dal 2020

Mercurio proibito: 121 nazioni, tra cui l'Italia, hanno firmato la Convenzione di Minamata sull’uso e il commercio del metallo liquido


Mercurio al bando dal 2020. Si chiama Minamata la convenzione mondiale sull’uso e il commercio del mercurio. In 121 Paesi, Italia compresa, hanno firmato un trattato che proibisce il mercurio a partire dal 2020. Persino il nome della stessa città giapponese che, dagli anni Cinquanta in poi, fu devastata da gravi malattie a causa della tossicità del mercurio, ora diventa il simbolo del suo prossimo addio sul mercato. A stabilirlo è la conferenza internazionale organizzata dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). All’iniziativa hanno preso parte circa un migliaio di partecipanti. E stato trovato un accordo sulle prossime misure, tra cui la sua scomparsa dai dispositivi medici come, ad esempio, nei termometri, al fine di ridurre i danni alla salute umana e all’ambiente provocato da questa sostanza tossica. Gli Stati Uniti, bloccati dal bilancio federale, lo hanno messo nero su bianco sulla carta.

Il sito industriale di Minamata, nei pressi di Kumamoto, fu colpito da gravi patologie dovute agli scarichi industriali versati in mare, dal 1932 al 1968, dagli stabilimenti della Chisso Corporation. Col tempo tutto questo ha portato a un progressivo avvelenamento delle acque. Con il metilmercurio depositato nei fanghi sul fondo del mare di cui, tra l’altro, si nutrono numerosi microrganismi alla base della catena alimentare, che ha innescato la strage delle popolazioni locali. Più di 2 mila le vittime e decine di migliaia di persone colpite da malattie dopo aver consumato pesce e frutti di mare altamente contaminati dal metallo. La patologia neurologica di Minamata, conseguenza proprio all’intossicazione acuta da mercurio, che conta nei sintomi la perdita progressiva del coordinamento muscolare, la debolezza visiva e uditiva, oltre all’alterazione della sensibilità degli arti. Tale patologia causa anche la difficoltà ad articolare le parole, il disordine mentale, la paresi. Nei casi più gravi, la morte. Una sindrome di cui sono stati riconosciuti più di 2.300 casi di intossicazione (trasmessa anche ai feti dalle madri gravide) e 1.800 decessi



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