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Procura hashish alla figlia, non voleva che frequentasse gli spacciatori

Nella casa dell'uomo sono stati trovati 40 grammi di hashish e un bilancino. L'uomo, arrestato, ha spiegato ai carabinieri che comprava la droga per evitare che la figlia frequentasse gli spacciatori per strada


Il padre è stato arrestato e la figlia si trova ai domiciliari. Questo è l’epilogo della strana storia che vede coinvolti un barista di 41 anni, precario, separato dalla moglie e senza precedenti penali e la sua figlia diciottenne

Tutto ha inizio intorno alle 8 di mattina di ieri, a Bologna. Di fronte a un liceo cittadino i carabinieri della sezione Bologna Centro stavano effettuando dei controlli in borghese mirati a combattere il piccolo spaccio, da sempre fardello della città emiliana. Poco dopo, gli agenti hanno notano una giovane che, cercando di passare inosservata, stava passando ad altri studenti un paio di spinelli. Accortasi dell’arrivo dei carabinieri (non tutti erano in borghese), la ragazza, ha cercato poi di liberarsi anche di un’altra piccola quantità di hashish, senza però riuscirci. Arrestata e poi interrogata, la ragazza ha ammesso di avere altro quantitativo si stupefacenti a casa.

La sorpresa – I carabinieri si sono recati nell’appartamento della ragazza. In casa c’era suo padre. Nell’armadietto di una stanza (non nella camera della ragazza), sono stati trovati circa 40 grammi di hashish, già suddivisi per essere probabilmente venduti, con bilancino annesso. Al momento della scoperta, il genitore ha subito affermato: “È roba mia. La compro per mia figlia perché non voglio che lei abbia contatti con gli spacciatori di strada”.

Sulla base di queste dichiarazioni l’uomo è stato fermato e portato al carcere della Dozza per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. La legge Fini-Giovanardi “parla chiaro” e il Pubblico Ministero ha quindi disposto l’arresto. Nelle prossime ore un giudice deciderà se revocare o confermare la misura cautelare. Per la studentessa, invece, sono stati disposti gli arresti domiciliari: il pm le ha infatti contestato l’aggravante della commissione del reato davanti a un istituto scolastico. Il procuratore aggiunto della procura di Bologna Valter Giovannini ha poi dichiarato: “I servizi in borghese e in divisa davanti alle scuole proseguiranno al fine di impedire lo spaccio”.

Restano diversi dubbi su questa storia ma è piuttosto chiaro che quell’hashish non era comprato appositamente per evitare alla ragazza il contatto con gli spacciatori per strada. Se fosse stato davvero così, in quell’armadietto non ci sarebbe stata una suddivisione tanto accurata degli stupefacenti e sopratutto, non ci sarebbe stato un bilancino. Molto probabilmente, lo status della famiglia ha spinto l’uomo a servirsi della ragazza per spacciare in uno dei luoghi più appetibili alla vendita. Il risultato è questo, ma singolare è stata la giustificazione dell’uomo. Un atto dovuto per salvaguardare il futuro di sua figlia?

Cosa rischia – In base alle norme vigenti sulla droga, chi viene trovato in possesso di una quantità di sostanze che non supera i livelli indicati dalla tabella ministeriale è passibile unicamente di sanzioni amministrative, che possono andare dal ritiro della patente a quello del passaporto al fermo amministrativo del ciclomotore. Il discorso cambia qualora dalla detenzione si “ricada” nello spaccio. Per i reati di spaccio e traffico di stupefacenti le nuove norme prevedono l’arresto obbligatorio e la reclusione da sei a 20 anni. Invece, nel caso di detenzione a fine di spaccio, qualora il fatto sia di lieve entità, l’arresto è facoltativo e la pena può variare da uno a sei anni di reclusione, ma il giudice, su richiesta dell’imputato tossicodipendente o assuntore di sostanze stupefacenti o psicotrope e qualora non debba concedersi il beneficio della sospensione condizionale della pena, può applicare la misura alternativa del lavoro di pubblica utilità.



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