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Tacito Gli ultimi giorni di Tiberio: la traduzione della versione di latino, seconda prova

Per la seconda prova del liceo classico la versione di latino è Tacito: la traduzione è un brano Gli ultimi giorni di Tiberio. In tempo reale la traduzione di questo brano


Gli studenti pensavano che sarebbe stato Tacito l’autore da tradurre e a quanto pare questa volta il pronostico è stato azzeccato. Secondo le prime indiscrezioni sarebbe Tacito l’autore protagonista della seconda prova di latino che i ragazzi del liceo classico devono affrontare con la traduzione della versione. Ancora in dubbio il titolo dell’estratto: Gli ultimi giorni di Tiberio o la morte di Tiberio.

 Ma alle 8,46 arriva persino la prima immagine del compito di latino: la traduzione è davvero quella di Tacito con il brano Gli ultimi giorni di Tiberio. Vediamo quindi un punto di riferimento per la traduzione di questa versione di latino che deve essere tradotta dai ragazzi del liceo classico oggi alle prese con la seconda prova.

CLICCA QUI PER LEGGERE LA TRADUZIONE: LA MORTE DI TIBERIO

Inizia quindi la caccia alla traduzione della versione di latino che dovrebbe arrivare a breve. Ancora un grande in bocca al lupo a tutti i ragazzi che oggi affrontano questa prova.

E questo dovrebbe essere il brano completo da tradurre

brano

Non sono neppure le 9 ma la traduzione di Tacito dovrebbe essere questa, con il beneficio del dubbio non avendo ancora visto bene le immagini che arrivano dalle classi con il documento del ministero

Il fisico, ogni altra energia, ma non la dissimulazione abbandonavano Tiberio. Identica la freddezza interiore; circospetto nelle parole e nell’espressione, mascherava, a tratti, con una cordialità manierata il deperimento pur trasparente. Dopo spostamenti più frenetici, si stabilÏ da ultimo in una villa, presso il capo Miseno, appartenuta in passato a Lucio Lucullo. Che lì si stesse approssimando la sua fine, lo si seppe con questo espediente. Si trovava là un medico valente, di nome Caricle, il quale, senza intervenire direttamente sullo stato di salute del principe, era però solito offrirgli tutta una serie di consigli. Costui, fingendo di accomiatarsi per badare a questioni personali, presagli la mano, come per ossequio, gli tastò il polso. Ma non lo ingannò, perché Tiberio, forse risentito e tanto più intenzionato a nascondere l’irritazione, ordina di riprendere il banchetto e vi si trattenne più del solito, quasi intendesse onorare la partenza dell’amico. Tuttavia Caricle confermò a Macrone che Tiberio si stava spegnendo e che non sarebbe durato più di due giorni. Da allora fu un rapido intrecciarsi di colloqui tra i presenti e un susseguirsi di messaggi ai legati e agli eserciti. Il sedici di marzo Tiberio rimase senza respiro e si credette concluso il suo corso terreno; e già Gaio Cesare, accompagnato da una folla di persone plaudenti, usciva a gustare la prima ebbrezza dell’impero, quando giunse la notizia che a Tiberio tornava la voce, che aveva riaperto gli occhi e che chiedeva che gli portassero del cibo, per rimettersi dallo sfinimento. Si diffuse il panico in tutti, e si dispersero gli altri, fingendosi ciascuno mesto o sorpreso; Gaio Cesare, in un silenzio di pietra, aspettava, dopo quella vertiginosa speranza, la definitiva rovina. Macrone, senza perdere la testa, fa soffocare il vecchio sotto un mucchio di coperte e allontana tutti dalla soglia. Così finì la vita di Tiberio a settantotto anni di età.



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