
Quando questa mattina Maurizio Costanzo ha saputo dell’arresto di Matteo Messina Denaro si è emozionato, lo sta raccontando nelle sue interviste perché oggi tutti ricordano che nel maggio del 1993 scampò ad un attentato mafioso. Maurizio Costanzo era a Roma, in prima linea contro Cosa Nostra, il suo impegno arrivava a tutti attraverso la televisione e per lui tentarono un agguato. La missione era quella di uccidere anche Maurizio Costanzo. In molti ricordano una Fiat Uno che venne riempita di esplosivo e parcheggiata lì dove sarebbe passato il giornalista e conduttore con sua moglie, Maria De Filippi. Crollò il muro di una scuola, sei auto distrutte, una sessantina quelle danneggiate e due guardie del corpo ferite, illesi Costanzo e la De Filippi. Se per tutti l’arresto di Messina Denaro è una grande vittoria dello Stato, per Costanzo essere testimone oggi è ben più che una giornata storica. Non si è mai fermato non lo fa di certo oggi e con le parole va oltre.
Maurizio Costanzo sotto scorta da 30 anni
Maurizio Costanzo sfuggì ad un attentato e il prezzo più alto confessa che è stato quello di essere sotto scorta per 30 anni. “L’arresto di Matteo Messina Denaro l’ho appreso dal telegiornale e sono saltato dalla poltrona, pensavo non sarebbe mai potuto accadere. È la dimostrazione che il lavoro costante delle forze dell’ordine può portare ad arrestare un ricercato numero uno come lui” ha dichiarato a Fanpage.
Arrestato a Palermo, la domanda è se della presenza di Matteo Messina Denaro lì dove è stato catturato sapessero già da tempo: “Non lo so, lo Stato lo ha arrestato, meno male che è successo. Pensiamo a quanti mascalzoni non vengono arrestati, quindi bene così – aggiungendo – Penso che l’abbia coperto mezza Sicilia, adesso il ‘divertimento’ degli inquirenti sarà di andare a scovare tutti quelli che lo hanno protetto in questi anni” è la conclusione di Maurizio Costanzo che non riesce a dimenticare e non solo per il terrore provato anche da Maria . “La privazione di libertà notevole, pensi che per andare in Sicilia per una testimonianza hanno bonificato i ponti dove sono passato”.
Maurizio Costanzo non si pente di certo di avere fatto quello che è il suo dovere da giornalista, tutte le puntate contro la mafia. “Se facciamo questo mestiere usiamo i sistemi che abbiamo per denunciare. Facendo questo, di puntata in puntata, arrivai a intervistare Giovanni Falcone – lo sa bene – ed è lì che iniziò la mia messa sotto accusa. È lì che diventai un loro bersaglio”.