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Aurora Ramazzotti “vittima” di Chi attacca la rivista dopo le foto di Giulia de Lellis incinta

Aurora Ramazzotti: il durissimo sfogo dopo l'annuncio della gravidanza di Giulia de Lellis dato dalla rivista Chi, chiede rispetto

aurora ramazzotti difende giulia de lellis

Aurora Ramazzotti torna a parlare di un tema a cui tiene moltissimo, visto che quando rimase incinta tre anni fa, del piccolo Cesare, la rivista Chi decise di pubblicare lo scoop senza pensarci troppo. All’epoca si parlò persino di una possibile gravidanza doppia: quella di mamma Michelle e quella di Aurora. Una scoop troppo succulento per non finire in prima pagina.

Mesi dopo Alfonso Signorini si scusò, dicendo che pensava che il termine dei tre mesi fosse passato, peccato che le foto pubblicate su Chi, mostravano Aurora Ramazzotti mentre andava a comprare il test e dunque probabilmente, di mesi non ne erano passati neppure due. Oggi, dopo che la rivista Chi ancora una volta ha piazzato in prima pagina le foto di una possibile gravidanza, la figlia di Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti spiega sui social quello che pensa di queste situazioni. >>> Giulia de Lellis scocciata dalle foto su Chi: risponde con un vestito

Aurora Ramazzotti: il durissimo sfogo sui social

“Vi siete mai chiesti come mai una donna non comunica la gravidanza in genere prima del terzo mese? Se la risposta è sì allora saprete che è perché prima del terzo mese potrebbero accadere le seguenti cose: 1) si potrebbe perdere il bambino (e succede a circa il 10-15% delle gravidanze) 2) si potrebbe per motivi che non devono essere spiegati voler terminare la gravidanza 3) si potrebbero scoprire complicanze mediche 4) ci si vuole tutelare emotivamente in quanto può essere un momento di grande confusione e non sempre ci si sente come gli altri vorrebbero ci si sentisse Allora come mai continuiamo imperterriti a invadere questo spazio così intimo e anche presumibilmente delicato che le donne si riservano? Forse perché siamo ancora convinti che i loro corpi siano in effetti affar nostro?” ha detto Aurora Ramazzotti nelle sue storie instagram.

La Ramazzotti va oltre e continua a spiegare perchè questa “usanza” dovrebbe essere rivista: “Non mi sembra che avvenga lo stesso processo quando un uomo famoso si ammala. Eppure stiamo sempre parlando di una sfera privata e sanitaria. Chi lavora con la propria immagine da sempre regala al pubblico una parte di sé. Una parte minima, spesso artificiosa, talvolta simile alla realtà ma mai totale. Sarebbe impossibile anche volendo rendere tutti partecipi della complessità di un individuo ed è abbastanza comprensibile che alcune cose debbano essere lasciate al di fuori di questa sfera. Anche e soprattutto per tutelare la propria salute mentale. Capite dunque che banalizzare il tutto con quell’odioso “è il prezzo da pagare” denota solo grande ignoranza, e se l’avete detto siete invitati a domandarvi: Direste lo stesso se si trattasse di vostra sorella? Vostra madre? La vostra migliore amica? Dai che la riposta è no. Perché la realtà è che non empatizziamo mai del tutto con i personaggi pubblici, ci sta, non li conosciamo bene come un parente o un amico, e quindi non siamo tenuti a invadere quei pochi spazi personali che si ritagliano. PUNTO.

Aurora Ramazzotti: “accanimento che fa schifo”

E ancora: “Se pure a nostra sorella perdoneremmo la scelta di viversi questo momento in pace non vedo perché un estraneo non possa farlo. Cercare morbosamente di togliere alle donne la possibilità di raccontare la loro storia non è “il prezzo da pagare”. E mancanza di rispetto e accanimento e fa schifo. Non potete mai MAl sapere il perché del silenzio di una donna. Non riguarda voi in nessun modo e se pensate di si il vostro ego va curato. “

Aurora Ramazzotti continua poi così: “Dietro questi schermi esistono persone reali con storie che non sempre devono essere condivise, almeno non per soddisfare la vostra curiosità. Perseguitare qualcuno che palesemente non indirizza la cosa per settimane senza tregua per me non solo oltrepassa la linea, la calpesta e la cancella come se non esistesse un limite oltre cui spingendoci invadiamo la vita delle persone”.

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