Fiction e Serie TV

Quello che il truffatore di Tinder non ci mostra: tutta la fragilità delle donne truffate

Il docu film di Netflix ci racconta la storia del Truffatore di Tinder ma poco approfondisce invece le vicende intime delle donne truffate: perchè sono cadute in questa rete?

il truffatore di tinder vittime

E’ vero, sarebbero servite magari 5 ore per approfondire o magari una serie di 10 episodi per trattare nel migliore dei modi questo argomento. Ma è anche vero, che se decidi di raccontare una storia come quella del Truffatore di Tinder, non ti puoi fermare ai “meriti” di Simon, un uomo capace di truffare e distruggere la vita di centinaia di donne. Soprattutto perchè ottieni il risultato opposto. Proprio come era successo quando Cecile, una delle prime vittime a raccontare la storia storia sui media, anche oggi, il vero “eroe” di tutta questa situazione, incredibile ma vero, è il truffatore. E’ Simon, per qualcuno persino un genio visto che se l’è cavata con soli 5 mesi di carcere e oggi continua a fare quello che faceva prima. Dagli ostelli a 1 stella alle case da milioni di dollari con piscina. Eppure la colpa, per chi scopre la storia di Simon, è delle donne.

Il truffatore di Tinder l’eroe, le vittime le solite donnette stupidine

In realtà poco si approfondisce sul motivo per il quale innanzi tutto queste donne, belle e intelligenti, debbano per forza pensare di trovare su Tinder il principe azzurro, rinunciando a tutte le altre modalità. Aprono quell’app e per ore e ore continuano a cercare il match perfetto. E qui la prima accusa che viene rivolta alle protagoniste di questa storia: hanno accettato di uscire con Simon perchè sapevano che era un uomo benestante, che aveva tanto denaro, che avrebbe potuto regalare loro qualcosa di speciale. Hanno pensato di avere qualcosa in più, come del resto anche Cecile racconta nel docu film di Netflix. E come se per una sera si volessero sentire protagoniste di quei film romantici che si vedono spesso in tv a Natale, si sono lasciate travolgere: jet privato, una cena in alberghi di lusso, un volo romantico, una prima notte da favola. Era l’inizio di una truffa, per loro invece, l’inizio di una dolcissima storia d’amore. Era l’inizio di una dipendenza affettiva, con il classico love bombing, per le donne invece, era solo il corteggiamento di un uomo che aveva visto in loro quello che sapevano da sempre di avere. E se milioni di truffe romantiche si trascinano per anni, anche senza che vittima e carnefice si siano mai viste, qui invece, la situazione è opposta. Ci sono voli notturni pur di prendere insieme solo un caffè o veder nascere il sole. Ci sono mazzi di fiori, video chiamate, messaggi, frasi piene d’amore. Poco importa se tutto succede in pochi giorni. Le vittime si lasciano travolgere da quello che non hanno mai avuto perchè in fondo, non sono i soldi il loro bisogno. Ed è questo che chi guarda il docu film o legge la storia non capisce. Non è il denaro il vero motore di tutto ma l’amore. Strano ma vero. Non l’amore che Simon dice di provare per queste donne ma quello che le vittime continuano a cercare. Perchè in fondo, sono evidentemente sole.

Ora badate bene, se anche una delle amiche di Cecile avesse fatto una ricerca su Google e avesse detto alla donna che Simon non era chi diceva di essere, a lei non sarebbe importato. Avrebbe continuato a credere a quell’uomo che aveva rubato il suo cuore. Perchè ormai la ragnatela era stata tessuta, perchè Cecile non era solo una vittima ma una facile preda di una truffa studiata in ogni minimo dettaglio.

I segnali c’erano tutti, il vero problema è non coglierli. Mandare dei documenti via mail o via cellulare, dare una carta di credito a un uomo che dovrebbe avere conti offshore in tutto il mondo e non dovrebbe minimamente dipendere da una ragazza di 30 anni. Continue richieste di denaro, irascibilità, delusione, rabbia, bugie. Eppure la dipendenza affettiva di Cecile era così profonda che persino una volta scoperta tutta la truffa continuava ad aver bisogno di capire, di rivedere quelle foto, di toccare lo schermo del cellulare e sentire Simon vicino. E non è difficile comprendere come una delle vittime che aveva denunciato anni prima il truffatore, poi sia tornata al suo fianco, convincendo altre donne a fidarsi di lui.

Coraggioso sarebbe adesso, cercare anche di approfondire questi aspetti. Forse un documentario di questo genere farà meno clamore, farà numeri ben diversi ma sarebbe la cosa utile per tante donne e tanti uomini che cadono in queste trappole e che sono vittime di queste truffe. Persone che non trovano, per la troppa vergogna, neppure il coraggio di denunciare. Perchè lo sanno che in fondo, l’empatia porterà sempre verso il carnefice. Perchè qualcuno punterà sempre il dito contro le vittime: “Che stupida, che fesso, che ingenua, che babbeo”. E’ una società, quella in cui viviamo, in cui provare ad andare oltre, è difficile per tutti. Eppure bisognerebbe farlo perchè quasi sempre, dietro una di queste storie, si nasconde una persona fragile che ha avuto bisogno di sentirsi amata, importante, speciale. Lo dice più volte Cecile: “Io continuavo a dargli soldi perchè mi aveva fatto credere che la sua vita dipendesse da me”. E’ lo stesso paradigma usato dalla donna che ha truffato l’italiano Roberto Cazzaniga: “Mi rendevo conto che c’era qualcosa che non andava ma poi mi chiedevo, se non le mandassi i soldi e lei morisse per causa mia” ha raccontato il pallavolista. Perchè tutto parte appunto, da una dipendenza subdola che questi truffatori mettono in campo: ti fanno innamorare, di un amore malato, ti fanno credere di avere mare e monti, ti portano a diventare una persona dipendente da tutto quello che loro ti danno. E poi entrano in ballo i pericoli: nemici che ti vogliono uccidere, persone cattive che ti cercano oppure una malattia contro cui stai combattendo. Conti correnti bloccati, carte chiuse, soldi che non ci sono, banche che non concedono prestiti. E tu ci credi, perchè quello che c’è intorno a te non conta più. Puoi avere tutto l’affetto di questo mondo e dell’altro da amici e famiglia ma se non lo percepisci, se ti senti solo, se sei fragile e hai bisogno di un supporto ben diverso, non puoi fare a meno di cadere in questa rete.

Non solo amore tra l’altro. Simon portava avanti le sue truffe anche con donne a cui chiedeva e dava solo amicizia. Come nel caso di Pernilla. L’ha fatta sentire importante: lei, una amica speciale da portare in giro per l’Europa, lei, la sua confidente, una persona su cui contare. Lei che a un certo punto deve scegliere se salvare la vita del suo amico ( conosciuto da meno di un mese) o spendere i risparmi di una vita che aveva messo insieme per comprare una nuova casa. Lei che a Simon aveva davvero voluto bene. Era l’ennesima vittima di un uomo al quale non interessava realmente di nessuno. Anaffettivo, egoista, crudele, senza scrupoli. La diagnosi la lasciamo fare a chi si intende di questi profili, ma Simon innanzi tutto, è un uomo che ha commesso parecchi reati e oggi, non dovrebbe essere libero si scorrazzare con le sue auto di lusso in giro per il mondo, ma dovrebbe essere in un carcere lavare i pavimenti di un bagno e a farsi spiegare da un analista, di quelli bravi, che cosa lo ha spinto a diventare il truffatore di Tinder.

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