Fiction e Serie TV

Manuela Ventura ci racconta la sua Favilla in Lea-Un nuovo giorno: l’intervista

Manuela Ventura veste i panni di Favilla nella nuova serie di Rai 1 Lea-Un nuovo giorno: l'abbiamo intervistata

intervista manuela ventura

Andrà in onda oggi la seconda puntata di Lea-Un nuovo giorno, la serie tv di Rai 1 che ci racconta la storia di una infermiera, Lea e di tutto il piccolo mondo che ruota intorno a lei. Amicizie, colleghe, ospedale, lavoro. Storie di famiglie, di bambini, di persone che cercano nello sguardo di una infermiera che sta al loro fianco, uno sguardo di conforto, una mano da stringere. La prima puntata di Lea è stata seguitissima con quasi 5 milioni di spettatori davanti alla tv per seguire l’esordio. Non potevamo quindi non farci raccontare qualcosa in più di questa nuova fiction di Rai 1 da una delle protagoniste. Manuela Ventura che veste i panni di Favilla Mancuso.

Manuela è un volto amatissimo dal pubblico che segue con affetto le fiction televisive ma anche da chi va in teatro, dove spesso è impegnata; si e’ diplomata all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico” a Roma. Tante le collaborazioni teatrali e cinematografiche fra cui “Il commissario Montalbano”, “Il figlio della luna” con Lunetta Savino. Interprete in “Distretto di polizia”, “Il capo dei capi”, “Squadra antimafia”. Riveste il ruolo di Teresa Strano in “Questo nostro amore” a fianco di Anna Valle e Neri Marcore’. Fa parte del cast del film Anime Nere, vincitore del David di Donatello 2015. È Tina Chinnici a fianco di Sergio Castellitto nel film TV “Rocco Chinnici, è così lieve il tuo bacio sulla fronte”.E ancora altri film come “Quo vado” con Checco Zalone e “La vita è una cosa meravigliosa” di Carlo Vanzina. Recentemente su Netflix per il film “Sulla stessa onda” di M. Camaiti e “Generazione 56k” di Francesco Ebbasta e A. M. Federici.

Manuela Ventura si racconta: l’intervista per UNF

Un grande successo per la prima puntata di Lea, e tanto affetto da parte dei telespettatori che hanno apprezzato moltissimo questa nuova fiction di Rai 1, ve lo aspettavate?
Quando abbiamo saputo che la nostra serie sarebbe andata in onda dopo Sanremo, non stavamo nella pelle. Un giro di messaggi e telefonate tra noi del cast e con la regista, tutte e tutti molto felici di questa notizia. Ci sembrava un’ ottima occasione andare in onda dopo lo show per eccellenza . Questo ci ha fatto desiderare il meglio e l’attesa è stata ripagata, il pubblico ci ha seguito e apprezzato, siamo molto felici.

Debuttare nello stesso periodo in cui Doc regala a Rai 1 un record dietro l’altro, è stato forse anche coraggioso . Avete pensato che qualcuno potesse fare un paragone tra le due serie? In Lea si racconta un paese diverso, non c’è traccia di pandemia. Una scelta che il pubblico comunque apprezza. Quali pensi siano invece i punti di forza del racconto di questa serie?
Naturalmente il collegamento tra le due proposte c’è stato ma credo che da subito si sia notata la differenza. Doc, serietv di grande successo, è più dichiaratamente un medical drama, una struttura narrativa in cui in primo piano si vedono l’ospedale e le vicissitudini in corsia  che si intrecciano alle vite personali.
Lea un nuovo giorno è forse più un medical “sentimentale” e, come dice già il titolo, ci porta dentro la vita della protagonista per ricominciare. Lea Castelli affronta un periodo di cambiamento, vuole ricostruire la propria vita , ritornare al suo amato lavoro, superando il dolore del passato. Lea è una storia semplice e genuina al tempo stesso. L’ambientazione in un ospedale pediatrico è un’altra differenza perché innanzitutto si avvicina a storie più delicate che creano anche una certa tenerezza in chi guarda e poi è un luogo che permette di raccontare il mondo del lavoro attraverso l’impegno di figure simbolo come quelle delle infermiere e degli Oss che in prima linea si occupano della cura e dell’assistenza in ambito sanitario. L’andamento di questa storia in 4 puntate è morbido per certi aspetti, un’atmosfera leggera, i personaggi e vicende che raccontiamo sono piene di umanità.

Dieci anni fa il pubblico italiano era innamoratissimo delle due famiglie protagoniste di Questo nostro amore. Dieci anni dopo non sei più Teresa, ma hai ritrovato al tuo fianco Anna Valle , protagonista di Lea in questa serie, almeno per ora, non sembrate grandi amiche…
Il bello di questo lavoro, cambiare , trasformarsi, nei ruoli, nell’aspetto, nella proposta. Nel cinema e tv americane questo è un punto di forza. Attrici e attori in continuo cambiamento, con la possibilità di affrontare personaggi molto distanti tra loro. Questa è stata un’occasione stimolante per me, ritrovarmi a lavorare a fianco di Anna Valle in un rapporto quasi di scontro tra Favilla e Lea , almeno inizialmente.  È Favilla che provoca , è puntigliosa, non accoglie con entusiasmo l’arrivo di Lea e non la prende in simpatia. Questo per me e Anna è stato anche molto divertente, alla fine delle scene e delle acide battute di Favilla, scoppiavamo in una risata liberatoria . È sempre bello per me lavorare con lei, c’è una sintonia immediata , anche nei momenti di maggiore emozione.

Oggi vesti i panni di  Favilla Mancuso, come è stato interpretare questo ruolo dopo un anno e mezzo in cui per tutto il mondo, gli infermieri sono stati degli eroi? Recitando sul set, con grande attenzione alle misure di sicurezza e al distanziamento, ti è mai capitato di pensare a quello che hanno dovuto affrontare medici e infermieri in questo ultimo periodo?

Raccontiamo un gruppo di infermiere che lavorano in un ospedale pediatrico. Non c’è un esplicito riferimento al periodo della pandemia, ma questo è stato un modo , anche per le intenzioni della regista, Isabella Leoni, di omaggiare coloro che hanno affrontato in prima linea i momenti più difficili, figure che sono sempre in rapporto diretto e giornaliero con i pazienti, e che nella fase di emergenza sanitaria non si sono risparmiate mettendo a servizio la propria vita. Ancor prima di iniziare a girare e arrivare sul set, nel confronto con la regista, c’è stata una riflessione proprio su tutto ciò che era successo e continuava ad accadere , avendo bene impresse le immagini dei volti  e dei corpi  affaticati di medici e infermieri.

In Lea si racconta anche un universo femminile, fatto di donne che lavorano, sognano, amano e soffrono anche. Donne che però cercano di essere indipendenti…
E’ un racconto con uno sguardo al femminile, diverse sono le sfaccettature ,  diverse le età , diverse le situazioni personali, di certo si evidenzia che sono tutte donne che credono nel lavoro che fanno, lo fanno con impegno e dedizione. La presenza delle donne, la loro capacità di fare gruppo , di empatizzare, di essere risolutive. Questo è uno degli aspetti che risalta. Poi , come tutte le persone, uomini o donne che siano, vivono amano gioiscono…

In realtà, facendo un salto indietro, anche nel tuo ruolo in Questo nostro amore, nonostante gli anni fossero diversi, il tuo personaggio si batteva già per l’autonomia della donna…
Teresa è un personaggio che davvero ci ha sorpreso, arriva dall’entroterra della Sicilia degli anni 70 , e , dotata di intelligenza e grande curiosità , mette a fuoco una nuova consapevolezza. Pur non rinunciando ai valori in cui ha sempre creduto, legati alla famiglia, all’amicizia, al rispetto, trova il coraggio di far valere la propria autonomia, si impegna a cambiare e il suo cambiamento sarà un esempio per tutta la sua famiglia e non solo.

Come è cambiato secondo te nel corso di questi anni, anche l’approccio a certi temi raccontati nelle fiction. Uno schiaffo a una donna dato in una serie tv ambientata nel passato, forse faceva riflettere di meno qualche anno fa. Oggi pensi che ci sia una sensibilità diversa?
Si certo , c’è una sensibilità diversa, c’è un’attenzione più presente, donne, ragazze, giovanissime, ne parlano apertamente. Ci sono più spazi di discussione, di confronto. Ci sono più strumenti di consapevolezza. Anche nel cinema e in televisione c’è un nuovo spazio, racconti al femminile, donne protagoniste. A fronte di questo grande impegno e sensibilizzazione ancora i passi da compiere sono tanti, bisognerebbe che fossero più netti e coraggiosi, bisognerebbe comprendere che non si può affrontare il tema solo durante le ricorrenze o quando avvengo i terribili fatti di cronaca, il tema delle disparità , del cambiamento culturale necessario, delle pari opportunità , della violenza maschile sulle donne, merita più attenzione .

Non solo fiction e tv ma anche tanti impegni a teatro. Come hai vissuto questi due ultimi due anni che sono stati sicuramente difficilissimi per chi lavora in questo settore?
Ci troviamo ancora in una fase delicata, ma sicuramente il sipario si è riaperto. Questa crisi ha messo a nudo fragilità strutturali, ha fatto emergere le disparità, l’inadeguatezza normativa e delle misure di sostegno.
Ciò nonostante, questo nostro mondo, quello dello spettacolo dal vivo, ha sempre cercato di reagire, ha mostrato  la volontà di andare avanti, un esempio di vera resistenza in alcuni casi, pur con rischi altissimi. Non è facile, certo, ma c’è un maggiore senso di responsabilità e  di attenzione. Speriamo e ci auguriamo che ciò che è accaduto serva per non ripetere gli errori e serva affinché maggiori investimenti vengano fatti nel campo della cultura, dell’arte.

Nonostante le mascherine, state ricominciando a sentire comunque l’affetto del pubblico che torna pian piano a teatro. Che cosa si prova?

Si prova gioia, ci rimettiamo di fronte agli spettatori e loro sono lì presenti, avendo scelto di ritornare a teatro pur nelle mille difficoltà e dubbi, quindi è una presenza piena, sentita. Un incontro tanto atteso, di cui si è sentita la mancanza. Ora finalmente luoghi, spazi, sale, teatri si animano e questa vitalità è un ottimo punto di ripartenza.

Impossibile non chiederti se possiamo aspettarci anche una seconda stagione di Lea…

E’ una domanda bella perché presuppone il desiderio di vedere già una seconda stagione, grazie!
Ce lo auguriamo, per continuare a dare vita a questa storia; sarà il pubblico a farci capire meglio quale potrà essere la risposta!

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