Nobody Wants This: perché la seconda stagione non regge il confronto con la prima
L'abbiamo attesa, l'abbiamo sognata e forse anche per questo, la seconda stagione di Nobody Wants This ci ha letteralmente delusi
Quando Nobody Wants This debuttò su Netflix nel 2024, nessuno si aspettava un tale successo. La storia tra Joanne (Kristen Bell), un’ateista convinta, e Noah (Adam Brody), un rabbino moderno e carismatico, riuscì a mescolare ironia, romanticismo e riflessione spirituale con una leggerezza sorprendente. Gli spettatori si ritrovarono incollati allo schermo, catturati da dialoghi brillanti e da una chimica palpabile tra i protagonisti che rendeva ogni episodio irresistibile.
La prima stagione era fresca, intelligente, sincera. Raccontava un amore “impossibile” senza scadere nei cliché, riuscendo a parlare di differenze religiose e identitarie in modo autentico e mai pesante. Ma con la seconda stagione, uscita nell’ottobre 2025, qualcosa si è perso per strada: Nobody Wants This ha perso proprio ciò che la rendeva unica.
Nobody Wants This: non c’è paragone tra la prima e la seconda stagione
La differenza più grande tra le due stagioni è forse invisibile allo spettatore casuale, ma pesa moltissimo sul risultato finale: il cambio di showrunner.
La prima stagione era stata scritta e diretta da Erin Foster, che aveva riversato nel progetto esperienze e sensibilità personali. Questo legame diretto con la materia narrativa si percepiva: la storia sembrava autentica, viva, piena di contraddizioni vere.
La seconda stagione, invece, è passata nelle mani di Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan. Nonostante l’intenzione di mantenere lo stesso tono ironico e disincantato, la scrittura risulta più convenzionale, quasi trattenuta. I dialoghi perdono brillantezza, le dinamiche tra Joanne e Noah sembrano girare a vuoto. Il conflitto centrale, che nella prima stagione alimentava ogni scena, qui si diluisce in sottotrame che raramente lasciano il segno. Ora la questione sembra essere solo una: se Joanne non accetterà di diventare ebrea, questa storia reggerà? E improvvisamente si scopre che Noah, l’uomo perfetto che tutte noi avremmo voluto avere nella nostra vita non esiste più. E’ un uomo come tanti, che fa persino lo stesso regalo alle sue fidanzate per San Valentino!
Nobody Wants This: perchè la prima stagione ci aveva conquistati
Nella prima stagione, ogni episodio era una scoperta: ci si chiedeva se e come i due protagonisti avrebbero trovato un equilibrio, sospesi tra fede, amore e identità. Ogni sguardo, ogni battuta era carica di tensione e desiderio.
Nella seconda stagione, invece, Nobody Wants This perde la sua anima più coinvolgente. Joanne e Noah non sono più gli outsider romantici per cui facevamo il tifo; sono una coppia in crisi che non sembra avere più molto da dirsi. La scrittura li rende quasi antipatici, come se fossero prigionieri di una quotidianità che non appassiona né diverte.
Persino i momenti comici – un tempo punti di forza – appaiono forzati, e la serie sembra scivolare in una prevedibilità che non le apparteneva. La freschezza si trasforma in staticità, la leggerezza in stanchezza narrativa.
Nobody wants this: i pregi della seconda stagione
Un merito va comunque riconosciuto: i personaggi secondari. La seconda stagione amplia il ruolo di Sasha (Timothy Simons), Esther (Jackie Tohn) e Morgan (Justine Lupe), che offrono momenti di comicità più genuina e di introspezione meglio calibrata. In più, la presenza “meta” di Leighton Meester – moglie nella vita reale di Adam Brody – è un piccolo regalo per i fan. Peccato, però, che il racconto principale non riesca a sfruttare questa energia: gli episodi che funzionano meglio sono proprio quelli in cui la coppia protagonista lascia un po’ di spazio al resto del cast. E se vi ritrovate a fare il tifo per Sasha e Morgan, come possibile coppia, non siete gli unici sappiatelo!
La differenza di tono tra le due stagioni si riflette perfettamente nelle recensioni. La prima stagione fu accolta con entusiasmo: The Guardian la definì “una commedia romantica moderna, intelligente e luminosa”, lodando la chimica irresistibile tra Bell e Brody.
La seconda stagione, invece, ha raccolto pareri tiepidi. Entertainment Weekly le ha assegnato un B-, definendola “piacevole ma priva di slancio”. The Hollywood Reporter ha parlato di “secondo atto faticoso”, con una scrittura che “non trova più una direzione chiara”. Anche il pubblico sembra concordare: le valutazioni online sono in netto calo rispetto alla prima stagione, e molti fan hanno commentato sui social di aver faticato ad arrivare fino al finale.
Nobody Wants This 2 non è una brutta serie, ma è una serie senza cuore. Il problema non è solo nel ritmo o nei dialoghi: è nella mancanza di una nuova direzione narrativa. Nella prima stagione tutto era scoperta, rischio, curiosità; nella seconda, resta solo la gestione delle conseguenze, senza la stessa intensità emotiva.
È come se i protagonisti – e con loro gli autori – avessero perso il “perché” della loro storia. E questo si sente. L’amore tra Joanne e Noah, che un tempo ci aveva fatto sognare, oggi ci lascia più freddi che coinvolti. E forse, per una serie che voleva parlare di fede, la più grande perdita è proprio quella: la fede nel proprio racconto.