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Marco D’Amore, la gavetta, il nonno e i lavori per mantenersi: “questo ti toglie dalla testa la vanità del successo”

Marco D'Amore a Verissimo ha raccontato gli anni della gavetta, quando non aveva soldi, quando la vanità del successo non può esserci

marco d'amore verissimo

E’ al cinema dal 29 febbraio il film di Marco D’Amore, Caracas, il film che ha riportato l’attore dietro la macchina da presa e che oggi a Verissimo si è raccontato. E’ la sua prima volta nello studio di Silvia Toffanin, il terzo film da regista, massima la sua soddisfazione perché in Caracas ha potuto contare su Toni Servillo, perché è stato libero di poter raccontare questa storia come voleva. Ha diretto Toni Servillo, il suo maestro ma Marco D’Amore ha molto da raccontare anche della sua vita. Papà infermiere e mamma professoressa non l’avrebbero mai voluto attore ma è da suo nonno Ciro che arriva tutta la passione per il teatro, fino ad arrivare attore e regista che oggi accende i riflettori sulle ingiustizie sociali.

Marco D’Amore a Verissimo racconta della gavetta, del nonno e i lavori più umili

Da piccolo Marco D’Amore era una testa calda, non aveva la capacità di contenere o canalizzare tutta l’energia che aveva dentro e così risultava poco incline a rispettare le regole ma non c’era cattiveria, lo racconta a Silvia Toffanin spiegando che poi tutto è cambiato. “Risultavo irascibile ma era il mio modo di reagire a questa instabilità che mi governava, fino a quando mi hanno fatto trovare un posto in cui sono riuscito a trovare delle coordinate” era il teatro, il palcoscenico. C’era suo nonno Ciro che gli aveva fatto sentire il profumo della recitazione, del teatro. Era un uomo bizzarro e molto severo e che dopo la guerra ha trovato subito lavoro peer costruirsi una famiglia ma che ha coltivato la sua grande passione per il teatro raccogliendo esperienze importanti con attori importanti. Marco D’Amore ogni tanto vedeva queste locandine, i copioni sulla scrivania. Ha fatto tanti sceneggiati Rai, commedie importanti e anche se quando l’ha perso aveva solo 9 anni non dimenticherà mai che lui ai nipoti faceva guardare le stelle e raccontava di astronomia e cabala ed era il suo modo per fare alzare loro lo sguardo e di proiettare i sogni verso le stelle. I genitori non erano felici che Marco facesse del teatro un lavoro, volevano restasse una passione. In parte si sono ricreduti ma nonostante il successo la madre di Marco D’Amore gli chiede di aprirsi una attività, qualcosa che gli dia più sicurezza.

Prima del successo, durante la gavetta, non aveva grandi disponibilità di denaro, lavorava, studiava, non era semplice: “questo ti toglie dalla testa la vanità del successo, la popolarità, le vetrine, i fotografi e ti fa fare i conti con te stesso. Se lo vuoi fare abituati a queste rinunce. Io ho fatto il baby sitter, il cameriere, il volantinaggio, tante cosettine. E questo mi ha insegnato il rispetto di chi lavora intorno a me, quei lavori definiti umili, persone che rispetto ancora di più perché so che significa”.

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