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Pinuccio Lovero- Yes I can, la nostra recensione

Pinuccio Lovero - Yes I can. La nostra recensione. Una risata vi seppellirà. Ecco cosa ne pensa UNF del film in uscita al cinema


La storia di Pinuccio, il becchino (vero) più simpatico d’Italia, iniziata nel 2007 con il documentario Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate, continua con un altro capitolo, quasi a testimoniare l’ubiquità di questo personaggio sia nell’immaginario del regista Pippo Mezzapesa che nella cittadina di Bitonto (BA). Stavolta Pinuccio si candida in politica e il film racconta questa comica campagna elettorale sulla scia di quella di Nichi Vendola.
Il regista stesso caratterizza il film come “un linguaggio ibrido, che utilizza elementi presi dalla cruda realtà, che vengono fusi per esaltarla senza tradirla.In questo film solo alcuni momenti vengono enfatizzati, è tutto reale: dal percorso che compie Pinuccio al contesto in cui vive”.

Riguardo al film e al contesto in cui si dipana la storia, lo stesso Pinuccio, in conferenza stampa, chiarisce: “Il mio sogno era quello di spostarmi dal cimitero di Mariotto (frazione di Bitonto, scenografia del primo film) dove non moriva nessuno a quello di Bitonto dove c’era più lavoro. Una volta realizzato questo sogno, la mia decisione di entrare in politica era dettata da una volontà di cambiamento del mio lavoro. Ci sono veramente tante cose da sistemare e tante mancanze sulla gestione del cimitero. Non volevo candidarmi per fare l’attore ma per questi reali problemi. L’ho fatto per un cambiamento nel mio lavoro quotidiano, sono più di 15 anni che c’è questa mancanza, siamo arrivati all’estremo che ci sono più di 200 oculi (loculi) in prestito, finché il comune non ne fa di nuovi. Scenderò di nuovo in campo tra due anni, ma non come attore, perché qualcuno pensava che stessi giocando, non sapeva che mi ero candidato prima di fare il film. Mi feci il mio santino con quella divisa perché volevo far conoscere alla gente il personaggio per prendere qualche voto in più. La gente pensava che fosse uno scherzo, perciò ho preso solo i voti della mia famiglia e neanche di tutti”.

La trama di Pinuccio Lovero- Yes I Can

Pinuccio ha conquistato il suo posto da becchino, ma la celebrità gli manca. Si presenta così l’occasione per tornare sotto i riflettori e contemporaneamente migliorare il suo lavoro capita grazie alle imminenti elezioni comunali. Sceglie di candidarsi alle elezioni comunali di Bitonto, con lo slogan “Pensa al tuo domani!” e un programma squisitamente “cimiteriale”: più loculi e ossari per tutti, nuove fontane per i fiori, panchine per gli anziani e bagni per i disabili. Vestito da becchino, Pinuccio campeggia sui manifesti del paese. La campagna elettorale si trasformerà così in un circo di personaggi bizzarri e di situazioni esilaranti che, attraverso il microcosmo della cittadina pugliese, ci aiuta a capire meglio la grande provincia italiana, con gli egoismi e i sotterfugi tipici di tutte le campagne elettorali, dal piccola comune alle politiche nazionali, ma anche con il folclore e l’ironia di chi la popola.

La recensione nostra recensione
Pinuccio Lovero è un personaggio che sarò subito familiare a chi viene da qualche paesino della provincia italiana: nonostante non sia un attore, lo diventa nella sua genuinità. Dal personaggio prende vita un documentario capace, senza strappi nè forzature, di generare una realtà talmente inverosimile da sembrare una fiction. Pippo Mezzapesa putroppo in alcuni punti si perde davanti alle mille sfaccettature del protagonista e della pletora di candidati (tutti veri!) che incarnano la genia umana. Il regista confessa, in conferenza stampa, che “non c’è sceneggiatura, c’è un canovaccio. Ci sono dei punti su cui cerco di portare il discorso ma poi ci affidiamo al corso degli eventi e a quella che è la sua vita. La cosiddetta scrittura avviene più al montaggio che in fase di preparazione. Gli altri politici sono tutti personaggi reali, mi sono limitato ad analizzare le varie liste e a capire quali fossero i profili più particolari e ho scelto quelli più distonici rispetto a Pinuccio. Poi ho detto loro di presentarsi e dire perché avevano deciso di candidarsi”. Forse porprio questa scelta alla fine non consente la sintesi di un’immagine coerente e questo crogiuolo di contrasti, dove il surreale, l’eccentrico e il paradossale convivono con la la sensibilità, le solitudini e la spontaneità, non riesce alla fine ad elevarsi e ad essere tradotto nel ritratto che il regista vorrebbe dare della realtà come metafora della situazione politica e sociale italiana.
Il quadro rimane un ottimo e divertente affresco, ma non fa il salto artistico che forse il regista avrebbe sperato, e soprattutto la caricatura sociale non si tramuta in denuncia sociale dell’effimera celebrità, del qualunquismo e della confusione che regna nella politica italiana. Ma questo non scolora il ritratto: la freschezza, la poesia e l’onestà del personaggio e del suo mondo, davvero divertente, fuori da ogni retorica sulla provincia italiana e i suoi piccoli grandi mostri. Non si può non volergli bene. Il documentario è una piccola perla in un cinema di nicchia poco prodotto e poco distribuito ma che regala gioielli di puro realismo per chi, perso nel turbinio della quotidianità, ha dimenticato il piccolo mondo antico dell’Italia di qualche anno fa.

 

Recensione a cura di Francesco Celso



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