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Amici 17: la lettera di “un vecchio” letta da Marco Bocci fa emozionare tutti

Amici 17: la lettera di "un vecchio" letta da Marco Bocci fa emozionare tutti . Un momento di grandi emozioni nella puntata del 21 aprile 2018


Tra i momenti più emozionanti nel corso della puntata di Amici 17 in onda il 21 aprile 2018, c’è stato sicuramente quello in cui Marco Bocci ha interpretato la lettera scritta da un “vecchio“. Un uomo anziano segnato dal passare del tempo e dai cambiamenti della vita: da uomo forte, marito e padre a vecchio sgorbutico in una casa di riposo abbandonato da tutti. E’ una lettera che invita a riflettere su quanto troppo spesso pensiamo che le persone di fronte a noi, in questo caso anziane, abbiano smesso di dare un senso alla loro vita. Dimentichiamo che nello sguardo di una persona con il volto segnato dalle rughe, c’è anche un pezzo del nostro domani perchè tutti saremo dei vecchi, probabilmente esigenti e testardi, e forse anche un po’ soli. 

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA SCRITTA DA UN UOMO ANZIANO RICOVERATO IN UNA CASA DI RIPOSO A BOLOGNA

Dopo Giulia Michelini tocca a Marco Bocci emozionare tutti con la lettura della lettera che, come ha spiegato Maria, è stata scritta da un signore anziano ricoverato in una casa di riposo. 

Cosa vedi infermiera? Cosa vedete?
Che cosa stai pensando mentre mi guardi?
“Un povero vecchio”, non molto saggio,
con lo sguardo incerto ed occhi lontani,
che schiva il cibo, non dà risposte
e che quando provi a dirgli a voce alta: “Almeno assaggia”
sembra che nulla gli importi di quello che fai per lui.
Uno che perde sempre il calzino o la scarpa,
che ti resiste, non permettendoti di occuparti di lui,
per fargli il bagno, per alimentarlo e la giornata diviene lunga.
Ma cosa stai pensando? E cosa vedi?
Apri gli occhi infermiera! Perchè tu non sembri davvero interessata a me…
Ora ti dirò chi sono, mentre me ne sto ancora seduto qui a ricevere le tue attenzioni
lasciandomi imboccare per compiacerti.

“Io sono un piccolo bambino di dieci anni con un padre ed una madre,
fratelli e sorelle che si vogliono bene.
Sono un ragazzo di sedici anni con le ali ai piedi,
che sogna presto di incontrare l’amore…
A vent’anni sono già sposo, il mio cuore batte forte,
giurando di mantener fede alle sue promesse.
A venticinque ho già un figlio mio
che ha bisogno di me e di un tetto sicuro, di una casa felice in cui crescere.
Sono già un uomo di trent’anni e mio figlio è cresciuto velocemente,
siamo molto legati l’uno all’altro da un sentimento che dovrebbe durare nel tempo.
Ho poco più di quarant’anni, mio figlio ora è un adulto e se ne va,
ma la mia donna mi sta accanto per consolarmi affinchè io non pianga.
A poco più di cinquant’anni … arrivano giorni bui… mia moglie muore…
guardando al futuro rabbrividisco con terrore…
Ora sono un uomo vecchio e la natura è crudele.
Si tratta di affrontare la vecchiaia… con lo sguardo di un pazzo.
Il corpo lentamente si sbriciola… grazia e vigore mi abbandonano.
Ora c’è una pietra… dove una volta ospitavo un cuore.
Ma all’interno di questa vecchia carcassa un giovane uomo vive ancora
e così di nuovo il mio cuore martoriato si gonfia.
Mi ricordo le gioie… ricordo il dolore.
Io vorrei amare, amare e vivere ancora…
Ma gli anni che restano son pochissimi… tutto è scivolato via… veloce.
E devo accettare il fatto che niente può durare…”

Quindi aprite gli occhi gente… apriteli e guardate…
“Non un uomo vecchio”… avvicinatevi meglio e… vedete ME !

Marco Bocci ha davvero fatto venire la belle d’oca con la lettura di questo brano. Peccato che poi Einari non abbia azzeccato una nota della canzone cantata per accompagnare questo momento. 



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