News e Cronaca

Nel monumento dedicato al Piccolo Tommy, uno spaccio di droga

Il monumento dedicato a Tommaso Onofri si è trasformato in un magazzino per lo spaccio di droga.


Tutti ricorderanno la storia di Tommaso Onofri, perché è una storia che ha tenuto fino all’ultimo tutta l’Italia con il fiato in sospeso. Nel luogo in cui fu ritrovato il corpicino di Tommy, era stato edificato un monumento in suo ricordo, un monumento che oggi si è trasformato in un magazzino per la droga. Lo hanno scoperto i carabinieri, su segnalazione di una passante:  il luogo era stato scelto per depositare ingenti quantitativi di stupefacenti da distribuire poi sul mercato locale. Ricostruiamo brevemente la storia del piccolo Tommy. Era il 2 marzo del 2006, quando due sconosciuti hanno fatto irruzione nella casa della famiglia Onofri e, dopo aver immobilizzato i genitori, hanno preso il piccolo, di soli 18 mesi. Fu proprio il padre, il direttore di un ufficio postale, a lanciare l’allarme riguardo al rapimento del piccolo. Tommaso aveva bisogno di cure, era malato di epilessia. Doveva essere trovato. Da quel momento tutti i media iniziano a parlare di lui, c’è molta apprensione per il piccolo e molta indignazione verso chi ha commesso il gesto. Il padre di Tommaso in seguito viene iscritto nel registro degli indagati: le forze dell’ordine eseguono una perquisizione presso un locale sito in via Jacchia a Parma, di sua proprietà, adibito a magazzino e laboratorio, e scoprono nella memoria di un suo computer, immagini e filmati pedopornografici.

Il 26 marzo, non molto lontano dall’abitazione della famiglia Onofri, viene rinvenuta una scritta, tracciata a vernice sull’asfalto la frase «Ne hai abbastanza?» che viene interpretata come un possibile messaggio dei malviventi responsabili del sequestro del piccolo Tommaso. Il 28 marzo arriva la svolta, quando gli inquirenti scoprono una traccia, un’impronta digitale dei sequestratori: è di Mario Alessi, 44 anni, pluripregiudicato, che ha partecipato ai lavori di ristrutturazione della casa della famiglia Onofri, già ascoltato in Procura in precedenza ed il cui alibi fornito per la sera del rapimento sembra essere smentito da altri testimoni. L’uno aprile lo stesso Mario Alessi, interrogato per alcune ore, confessa l’omicidio di Tommaso Onofri, commesso una ventina di minuti dopo il suo rapimento, il 2 aprile e, in serata, conduce gli investigatori ed i Vigili del Fuoco sul luogo dove è stato occultato il corpicino del bimbo trucidato, lì dove ora c’è un monumento che serve per ricordare il piccolo Tommy, non per spacciare droga.

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