Dal Mondo

Libia, nostalgici di Gheddafi assaltano cimitero italiano

L'atto è da intendersi come rappresaglia contro il governo italiano ritenuto colpevole di addestrare il nuovo esercito libico


Un gruppo di nostalgici dell’ex rais libico, Muammar Gheddafi, ha assaltato ieri sera il cimitero cattolico presente a Tripoli, la capitale dello stato nordafricano. Non si tratta della prima volta che si verifica un episodio di questo tipo.
Il cimitero è considerato uno degli ultimi simboli della passata presenza italiana in città. Gli assaltatori erano circa quaranta: tra i danni causati, l’incendio di due automobili e della casa del custode e lo sfregio dell’ingresso della cappella presente nel cimitero. Il gruppo ha sventolato i vessilli del vecchio regime e gridato slogan contro l’Italia, colpevole di “addestrare l’esercito dei ribelli traditori“. Distrutti anche numerosi loculi in cui fino a poco tempo fa erano custoditi i resti degli italiani che, negli anni del colonialismo, si trasferirono in Libia. Il ministero degli Esteri, infatti, aveva già provveduto in passato, e in seguito ad altri episodi vandalici, a trasferire i resti dei nostri connazionali in altra sede.
Il motivo principale dell’attacco al cimitero risiederebbe dunque nella complicità con i ribelli di cui, secondo i ‘gheddafiani’, si starebbe macchiando l’Italia. A Cassino, infatti, l’esercito italiano ha iniziato un lavoro di addestramento per il nuovo esercito libico, nato in conseguenza alla caduta del regime del Colonnello.
Non è ancora chiaro se l’assalto al cimitero sia da collegare anche alla vicenda dei due operai italiani scomparsi ieri sulla strada che porta a Derna. I due, di origini calabresi e impiegati nel settore dell’edilizia, sono stati blocatti da un gruppo armato e sequestrato. Al momento non è giunta alcuna rivendicazione del rapimento, ma con il passare delle ore il rischio che i due siano stati presi come rappresaglia contro l’Italia si fa sempre più forte.



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