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Ucraina: trovato l’accordo sulla crisi di Kiev. La Francia avvisa: “Nulla di definitivo”

Dopo diverse ore di negoziato, l'Ucraina trova l'accordo con l'Unione Europea per risolvere la crisi. Ma non è ancora finita


Il negoziato è durato tutta la notte, ma alla fine, l’accordo tra il potere ucraino, gli oppositori, l’Unione Europea e la Russia sembra essere stato raggiunto. A renderlo noto è stata proprio la presidenza ucraina che in un comunicato, ha fatto sapere che l’accordo sarà firmato a mezzogiorno, le 11 in Italia.

Dovremmo quindi aspettare ancora poco per capire quali saranno le sorti della crisi civile che sta uccidendo il Paese di Yanukovich. Proprio per questo motivo, la Francia non ha abbassato gli scudi. Infatti, Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese e membro della troika europa impegnata nella mediazione tra governo e opposizione, ha invitato alla cautela: in collegamento telefonico con una radio francese da Pechino, Fabius ha spiegato che l’opposizione ha bisogno di consultarsi e che non ci sarà “nulla di definitivo prima della fine della mattinata”.

Di fatti, la tregua annunciata l’altro ieri sera dal presidente Viktor Ianukovich, a dispetto del fumo e delle fiamme che ancora si levavano da Maidan, non ha retto che poche ore. La capitale ucraina ieri fin dal mattino è ripiombata nel caos. Il fuoco incrociato di pistole e armi automatiche ha lasciato sul terreno decine di morti.

I numeri della crisi – Sarebbero 100, secondo la stima di Sviatoslav Khanenko, deputato del partito nazionalista Svoboda e responsabile dei servizi medici della piazza, i morti durante gli scontri; 64 (inclusi quelli degli ultimi due giorni), secondo il dipartimento di Sanità del Comune di Kiev. I feriti si calcolano invece a centinaia e almeno 67 poliziotti – stando al ministero dell’Interno – risultano essere in ostaggio nelle mani degli insorti. Proprio sulla base di questi numeri, gli Stati Uniti fanno sapere di avere iniziato a “implementare delle sanzioni sugli ucraini responsabili delle violenze, tramite restrizioni sui passaporti”. Lo ha annunciato il segretario di Stato Usa John Kerry, sottolineando che la violenza deve cessare: “Condanniamo inequivocabilmente l’uso della forza sui civili da parte degli organi di sicurezza e chiediamo che quegli stessi organi vengano richiamati immediatamente”. A “muoversi” per prima, è stata però l’Unione europea. Bruxelles, “inorridita e profondamente sgomenta” dal bagno di sangue a Kiev, ha deciso giovedì che applicherà “sanzioni mirate” contro i “responsabili delle violazioni dei diritti umani, della violenza e dell’uso eccessivo della forza”. Le sanzioni, tra l’altro prevedono il “congelamento dei beni, il bando dei visti di viaggio ed il blocco delle licenze di export dei materiali per la repressione dalla Ue verso l’Ucraina”. L’Europa considera di fatto Yanukovich “il primo responsabile della situazione”, ma non è ancora detto che sarà colpito direttamente, soprattutto alla luce degli accordi stipulati questa mattina.

Per colpa di chi? I dimostranti accusano le forze di sicurezza, bollati come “provocatori”, di aver violato platealmente il cessate il fuoco. I cecchini, come in guerra erano appostati sui palazzi e sparavano sui protestanti. Il governo, da parte sua, ammette per la prima volta l’uso di proiettili veri da parte degli agenti, ma parla di “legittima difesa” e punta il dito contro gli estremisti»della piazza: a cominciare dai bellicosi attivisti di estrema destra di Pravi Sektor, che fin da subito avevano rigettato ogni tregua.

Fin troppe persone hanno perso la vita. Speriamo davvero che l’accordo, a differenza di quanto è stato detto, sia presto definitivo.



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