Porto di Gioia Tauro: armi chimiche siriane, rinviato il trasbordo

Le armi chimiche provenienti direttamente dalla Siria e dirette nel porto di Gioia Tauro, in Calabria, secondo fonti giornalistiche, correvano il rischio di essere trasportate in container difettosi


L’arsenale chimico proveniente dalla Siria e diretto al porto di Gioia Tauro , in Calabria, non è ancora pronto per arrivare a destinazione. Sicuramente, la popolazione del posto non lo attende impazientemente e l’autorità portuale ha appreso la notizia solo da fonti giornalistiche.

L’arrivo delle armi chimiche di Assad viene ancora posticipato sine die, a data da destinarsi. L’operazione di trasporto viene bloccata a causa della inadeguatezza dei contenitori che avrebbero dovuto trasportare le armi chimiche in Calabria . Si tratta di armi chimiche ad elevata pericolosità, sostanze tossiche appartenenti alla categoria 6.1 . Un livello di pericolosità che non scherza affatto, anzi preoccupa parecchio. E preoccupa ancora di più se si tiene conto che le stesse autorità siriane hanno bloccato il trasporto chimico non ritenendo sufficientemente adeguati i contenitori utilizzati per la spedizione. Sempre da fonti siriane, si apprende che, al momento, si starebbero costruendo i container adatti a garantire, al fardello delle sostanze chimiche siriane, quantomeno un viaggio in sicurezza. Diverse sono state, ad oggi, gli incontri formali in prefettura a Reggio Calabria , ma la data del trasbordo delle armi chimiche dalla nave danese Ark Futura a quella statunitense Cape Ray è ancora sconosciuto e, forse, lo resterà ancora a lungo. Inoltre, questo ritardo potrebbe riaccendere le proteste del ”fronte del no”, che recentemente era stato addolcito dalle promesse di Palazzo Chigi . Intanto, il sindaco di San Ferdinando , Domenico Madaffari afferma: ”Le nostre preoccupazioni non erano poi campate in aria. Le rassicurazioni del governo oggi capiamo che lasciano a desiderare perché ci ha promesso qualcosa di cui non era al corrente. Oggi capiamo che quando Letta ci ha incontrato, a Palazzo Chigi, evidentemente gli standard di sicurezza a cui faceva riferimento non erano raggiunti. Abbiamo parlato solo con un politico e non con i tecnici che dovevano spiegarci come avveniva il trasbordo. Ben venga questo ritardo in modo che tutto possa essere svolto senza rischi”. Questo trasbordo non è visto di buon occhio e non è difficile immaginare quale possa esserne la motivazione. Ma, a quanto pare, l’operazione è stata sottovalutata notevolmente e si punta il dito contro il pressappochismo di chi indicava degli standard di sicurezza che effettivamente, alla luce dei fatti, non risultano essere esistenti. Ai giorni del Governo Letta, non molto tempo fa, il premier aveva messo in conto un tavolo con i sindaci. Oggi, sarebbe opportuno un incontro che coinvolgesse non solo le istanze politiche, ma anche le valutazioni tecniche sulla modalità in cui, almeno in ipotesi, dovrebbe avvenire questo ormai famigerato trasbordo chimico a Gioia Tauro.



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