Attualità Italiana

L’atroce confessione del padre del piccolo Matias: scotch sulla bocca poi lo ha accoltellato

Racconta di quel drammatico pomeriggio il padre del piccolo Matias. Il bambino aveva 10 anni, è stato ucciso con una serie di pugnalate poi nascosto in un cassettone

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La storia del piccolo Matias, aveva lasciato tutta Italia senza parole. E’ la storia di un bambino ucciso da suo padre, che ha voluto in qualche modo punire la madre del bambino, togliendo a lei la cosa più cara che aveva, e condannandola per sempre. E’ la storia di un amore malato, di chi scambia possesso per amore, di chi nonha paura della legge, delle conseguenze. Di chi non prova misericordia , affetto. Di chi non sente nulla, neppure per una creatura che dovrebbe proteggere e amare. La storia di un padre, Mirko Tomkov che ha ucciso suo figlio. A distanza di mesi da quel gesto, in attesa della prima udienza per il processo fissata l’8 luglio, l’uomo parla e dà la sua versione dei fatti. “Ero ubriaco, Matias gridava e l’ho fatto smettere”. Sono le parole di Mirko Tomkov, il papà del bimbo di dieci anni ucciso a Vetralla lo scorso 16 novembre. Tomkov, manovale di quarantacinque anni, come riporta Il Messaggero, ha raccontato in aula davanti ai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Viterbo i momenti prima del delitto, difeso dagli avvocati Paolo Grazini e Sabina Fiorentini. Lui però in quella casa non avrebbe dovuto esserci, per diversi motivi.

La storia del piccolo Matias aveva davvero lasciato tutti senza parole. Tornato a casa da scuola, aspettava il rientro della mamma ma prima che la donna tornasse, il suo ex, si era rifatto vivo. Ricorda di avergli avvolto la testa con del nastro adesivo, ma non di averlo accoltellato. Tomkov doveva essere in isolamento, era ospite in un hotel covid, non viveva con la sua famiglia da tempo, da quando la relazione è finita. Eppure è tornato in quella casa, e ha ucciso suo figlio.

La scioccante confessione di Mirko Tomkov: così ho ucciso mio figlio

E’ iniziata con queste parole la confessione dell’uomo: “Sono entrato in casa e non c’era nessuno. Sono entrato con le chiavi nascoste fuori. Con un coltello da cucina ho aperto la porta della soffitta. ” Il bambino era ancora a scuola, la sua ex a lavoro. Tomkov racconta: “Ho fumato, bevuto e aspettato. Mentre ero lì ho sentito le ruote dello zaino di mio figlio che sbattevano sui gradini e sono sceso. ” Anche il piccolo Matias sapeva che suo padre era pericoloso, troppe volte aveva fatto del male a sua madre, troppe volte anche a causa dell’alcol, c’erano stati dei problemi: “Appena mi ha visto ha urlato di andarmene via”. Tomkov aveva infatti ricevuto un divieto di avvicinamento da parte del giudice a seguito di episodi di maltrattamento. “L’ho scaraventato a terra e messo nel lavandino del bagno, mentre Matias continuava a gridare. Era fastidioso, per farlo smettere ho preso lo scotch e glielo ho avvolto sulla faccia”. Rispetto al ferimento spiega: “Il coltello l’ho preso alla fine, ma non mi ricordo”.

Non è ancora chiaro se l’uomo volesse poi togliersi la vita, se volesse bruciare tutto. Quando la mamma del piccolo Matias è tornata a casa, ha capito che stava succedendo qualcosa, che era successo qualcosa. Il suo bambino però ormai era morto. Lo ha ritrovato lei, in un cassettone in camera da letto, nascosto.

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