Attualità Italiana

Il funerale del piccolo Giovanni e le lacrime del papà che non riesce a dirgli addio

A Muggia l'ultimo addio al piccolo Giovanni e lo strazio del suo papà che gli ha chiesto scusa per non averlo protetto

funerale giovanni muggia

Sono strazianti le immagini che arrivano dalla provincia di Trieste nel giorno dell‘ultimo saluto al piccolo Giovanni. Sono le immagini di un padre che non si dà pace per non aver protetto il suo amato bambino e di una bara bianca che strazia i cuori. La pioggia che questa mattina ha bagnato Muggia sembrava condividere il dolore profondo della comunità riunita davanti al Duomo.

Un silenzio composto, quasi irreale, ha accompagnato l’ingresso della piccola bara bianca che custodisce per sempre il corpo del piccolo Giovanni, il bambino di nove anni ucciso dalla madre durante un incontro non protetto. Una tragedia che ha sconvolto l’intero territorio triestino e che ha lasciato dietro di sé domande, indignazione e un senso di impotenza difficile da superare.

Il dolore del papà di Giovanni: “Non siamo stati ascoltati”

Fin dalle prime ore del mattino, decine e decine di persone hanno scelto di essere presenti, in silenzio, per manifestare la propria vicinanza al padre del bambino, Paolo Trame. Lo hanno fatto con abbracci, strette di mano, sguardi lucidi. Lo hanno fatto soprattutto con il rispetto che si deve a un uomo che da anni si batteva per proteggere suo figlio.

Proprio Paolo, ricordando le denunce presentate in passato contro l’ex compagna, continua a ripetere parole che oggi pesano come macigni: “Non siamo stati ascoltati, né io né Giovanni.” Una frase che sintetizza la disperazione di un percorso difficile, segnato da timori rimasti inascoltati. Ha poi ricordato con dolcissime parole quanto fosse speciale il suo bambino, pronto sempre a sorridere e a regalare sorrisi, anche in una situazione non facile.

Il delitto di Giovanni e il dramma degli incontri non protetti

L’omicidio è stato commesso da Olena Stasiuk, la madre del bambino, che da tempo era seguita dai servizi sociali. Durante uno degli incontri concessi senza misure di protezione, la donna ha accoltellato Giovanni. Dichiarata incompatibile con la custodia in carcere per il rischio di atti estremi, è oggi tenuta sotto stretta osservazione.

La vicenda ha aperto un dibattito doloroso e necessario sul sistema di tutela dei minori e sulle decisioni che hanno portato a permettere quegli incontri senza adeguate garanzie.

Le parole di don Andrea: “Il papà di Giovanni ha da insegnarci”

Nel Duomo gremito, sotto la volta che amplificava emozioni e singhiozzi trattenuti, il parroco don Andrea Destradi ha rivolto parole di grande forza e delicatezza.

“Il papà di Giovanni ha solo che da insegnarci” – ha detto durante l’omelia – “perché in questi giorni così drammatici non ha mai rivolto parole di odio o vendetta. La giustizia sì, quella la chiede. Il tempo per fare luce e chiarezza arriverà.”

Alle sue parole è seguito un lungo applauso, uno dei momenti più intensi della cerimonia. Tutti gli sguardi erano rivolti a quell’uomo che aveva cresciuto Giovanni con dedizione e che, disperato, aveva lanciato l’allarme quando la madre non aveva riportato il bambino all’orario stabilito.

Il parroco ha ricordato anche lo smarrimento della comunità, che da giorni lo ferma per strada, sconvolta dal fatto che il delitto sia avvenuto proprio in un appartamento affacciato sulla piazza principale, davanti al Duomo. Il male non si spiega, il male si combatte”, ha ribadito don Andrea, invitando i presenti a reagire con unità, compassione e richiesta di verità.

Alla cerimonia erano presenti le autorità locali, tra cui il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, il sindaco di Muggia e il sindaco di Trieste. Forze dell’ordine e istituzioni si sono unite alla cittadinanza nel saluto collettivo.

Particolarmente toccante è stata la presenza dei più piccoli. Alcuni banchi della navata sinistra sono stati dedicati ai compagni di classe di Giovanni, agli studenti dell’Istituto Comprensivo di lingua italiana Giovanni Lucio e ai suoi compagni di squadra, i pulcini del Muggia 1967. I loro visi, segnati da un dolore difficile da comprendere alla loro età, hanno dato un ulteriore peso alla tragedia.

Per permettere a tutta la città di partecipare, la curia ha predisposto un sistema di amplificazione sulla piazza, dove centinaia di persone hanno seguito il rito funebre sotto gli ombrelli.

L’ultimo addio al piccolo Giovanni

Al termine della celebrazione, il corteo funebre si è mosso lentamente dal Duomo verso il cimitero, accompagnando la piccola bara bianca attraverso le vie della città. Un cammino silenzioso, condiviso, quasi sospeso, che rappresenta il grido collettivo di una comunità ferita ma determinata a non lasciare che il nome di Giovanni si perda nel silenzio. Il papà ha portato con se una foto del bambino e il momento più straziante è arrivato durante la sepoltura, in cimitero. Il papà del bambino non ce l’ha fatta a gettare la terra sulla bara del piccolino.

Non è riuscito in questo gesto, forse l’ultimo vero addio. Giovanni non c’è più e oggi resta solo dolore e disperazione.

Seguici

Seguici su

Google News Logo
Ricevi le nostre notizie da Google News

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.