Muore a vent’anni facendo base jumping in Trentino
Un incidente mortale nel Trentino per il base jumping riapre le polemiche sugli sport estremi. La vittima aveva solo 20 anni.
Per gli amanti dello sport estremo il pericolo è sempre presente ma morire a 20 anni è una tragedia a cui nessuno pensa. Non deve averlo mai pensato seriamente un giovane ragazzo appassionato di base jumping, non deve averlo pensato fino ad un attimo prima di quel drammatico impatto al suolo.
La vittima questa volta è un ragazzo straniero, forse neozelandese. Il suo desiderio era quello di saltare dal famoso Becco dell’Aquila e di volare come molte volte aveva già fatto. Per gli esperti di base jumping quel luogo è uno dei più belli, si trova in Trentino sul Monte Brento, nel comune di Dro. La parete ad est regala ai base jumper vari punti di lancio, il Becco dell’Aquila è lo spuntone più famoso.
Il giovane era considerato un esperto in questo sport, una attività incomprensibile per molti ma per lui non era così. Il base jumping ti permette di lanciarti nel vuoto in caduta libera e il paracadute arriva solo nella fase d’atterraggio.
Ma ieri non è andata come previsto e il ventenne è precipitato schiantandosi al suolo. Il suo salto nel vuoto, la sua sensazione di libertà è iniziata proprio dal Becco dell’Aquila, un volo di circa 700 metri, una decina di secondi in cui il tempo sembra fermarsi, dura davvero poco ma l’adrenalina deve essere tanta. Ma nel momento in cui bisogna intervenire e rallentare la discesa sembra che il base jumper non abbia avuto il tempo per correggere la sua traiettoria, era troppo vicino alle rocce. Il suo volo è finito sul fondo del canalone prima che il paracadute si aprisse del tutto.
All’arrivo dei sanitari del 118 è stato solo possibile accertare il decesso.
Non è la prima volta che il Monte Brento è al centro di polemiche per la reale possibilità di incidenti di questo genere. A porre freno alcuni limiti di un’ordinanza.
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