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Svolta sul caso Maria Chindamo: c’è un arresto nel vibonese

Svolta nelle indagini per l'omicidio di Maria Chindamo: c'è un arresto per la morte dell'imprenditrice calabrese

A poche ore dalla sentenza per l’omicidio di Roberta Ragusa con la condanna a 20 anni per suo marito Antonio Logli, proprio dopo che le cugine della donna chiedevano giustizia per tutte le altre mamme scomparse nel nulla senza un perchè arrivano notizie dalla Calabria. Parliamo di Maria Chindamo l’imprenditrice scomparsa nel nulla da tre anni.

Non più una indagine per scomparsa ma per omicidio. Sarebbe stato fermato qualche ora fa il presunto assassino di Maria. Non solo, pare che la storia di Maria si leghi in qualche modo a quella di un ragazzo di 26 anni scomparso nel mese di ottobre. Due storie diverse quella di Maria e quella di Francesco Vangeli ma che avrebbero un comun denominatore: la vendetta per dei motivi probabilmente legati alla sfera privata.

MARIA CHINDAMO ULTIME NOTIZIE: OGGI UN ARRESTO IN CALABRIA

Per la morte e la sparizione di Vangeli, i carabinieri, su ordine della procura antimafia di Catanzaro, hanno fermato Antonio Prostamo, 30 anni, nipote del boss ergastolano Nazzareno Prostamo, ritenuto uno dei responsabili dell’omicidio del giovane. Su richiesta della procura di Vibo Valentia, per l’omicidio di Maria Chindamo, 42 anni, invece è finito in manette Salvatore Ascone, “U Pinnularu”, 53 anni, importante narco legato alle cosche di Limbadi, padrone di un casolare vicino alla proprietà di fronte alla quale è stato ritrovato il Suv bianco della donna, sporcato da tracce di sangue.
Secondo le prime indiscrezioni, in entrambi i casi, a “condannare” Maria e Francesco sarebbe stata la vita privata. Prostamo aveva avuto un flirt con la fidanzata di Vangeli, ma era finita quando la giovane aveva deciso di tornare dal suo fidanzato storico. Uno smacco che Prostamo probabilmente non ha accettato, per questo avrebbe ucciso “il rivale”.
Il ragazzo sarebbe stato attirato in una sorta di tranello, un appuntamento per mettere in chiaro delle circostanze che gli sarebbe però costato la vita. Il suo corpo sarebbe stato poi fatto sparire nel torrente Mesima.

Per quello che riguarda Maria invece, ci sono poche informazioni ma gli inquirenti sembrano non avere dubbi sul fatto che sia stata uccisa. Di lei e della sua scomparsa ha parlato il primo pentito del clan Mancuso, Emanuele, figlio di Pantaleone “l’Ingegnere” uno degli elementi di vertice del potente casato mafioso di Limbadi. È grazie alle sue rivelazioni che inquirenti e investigatori sono arrivati ad Ascone. Proprietario di un casolare confinante con i terreni di proprietà di Chindamo, sarebbe stato lui a manomettere le telecamere la sera precedente la sparizione della donna. Per la procura, significa che la morte di Maria era stata progettata in modo scientifico e lui di quel piano era a conoscenza.

Adesso però bisogna capire qual è stato il movente e chi è il mandante di questo omicidio. Se nel caso di Francesco c’erano dei motivi personali proprio per l’assassino, nel caso di Maria invece Ascone, sarebbe solo la mano omicida. Maria aveva lasciato suo marito, provava a rifarsi una vita e non le era stato perdonato il suicidio dell’uomo che, proprio un anno prima, nello stesso giorno in cui la Chindamo è scomparsa, si era tolto la vita.

Maria Chindamo, imprenditrice agricola di 44 anni di Laureana di Borrello in provincia di Reggio Calabria,  era scomparsa il 6 maggio del 2016 a Nicotera. I suoi familiari e i suoi figli hanno sempre lottato per avere la verità sulla sua scomparsa, credendo sin da subito che la donna fosse stata uccisa.

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